IL SENTIERO DELLA RELAZIONE I legami sociali nell’era post-Covid

di Benedetta Di Biase, studentessa IIS Telesi@

 

Continua il XVII corso di CittadinanzAttiva promosso dal CSS Bachelet, con il secondo incontro tenutosi, nell’ormai consueta modalità online, sabato 12 febbraio 2022. Il sentiero tracciato in questa lezione è stato quello della relazione, con particolare attenzione ai “legami sociali nell’era post-Covid”, indagati nelle loro criticità ed opportunità. Come, infatti, ha subito sottolineato la Presidente del CSSB, dott.ssa Patrizia Lombardi, è innegabile che le relazioni ed i legami siano cambiati a causa della pandemia e che, soprattutto, siano stati i giovani (noi giovani!) a pagare il prezzo più alto. Il complesso momento dell’adolescenza e della giovinezza è quello in cui ciascuno dovrebbe formare la propria identità, il proprio Io, con tutto ciò che ne consegue. Pertanto, non si può soprassedere su una tematica tanto delicata.

Relatore della lezione è stato il Prof. Domenico Bellantoni, psicologo – psicoterapeuta e Docente presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma, il quale, dopo i saluti ed i ringraziamenti a tutti i corsisti, ha subito introdotto l’argomento attraverso una presentazione multimediale. Riferendosi alle immagini da lui proposte, il Prof. ha sottolineato come, soprattutto nei mesi del lockdown, ciascuno abbia dovuto imparare a stare con sé stesso, scoprendosi e spesso ritrovandosi. Inoltre, essendo l’uomo “un animale sociale”, giovani e adulti hanno dovuto trovare delle modalità attraverso cui poter essere connessi gli uni agli altri. Se per i giovani, più abituati degli adulti all’uso delle tecnologie, l’impatto è stato più tenue, tuttavia ne è conseguito anche un isolamento eccessivo proprio di quei giovani più abili nelle relazioni virtuali piuttosto che in quelle faccia a faccia. È stato evidenziato, inoltre, il ruolo dei mass-media: essi hanno contribuito alla diffusione delle informazioni e delle raccomandazioni durante il pieno della pandemia, facendo leva sulla pericolosità della stessa, causando però da un lato una presa di coscienza da parte dei più superficiali, dall’altro accentuando l’angoscia e la preoccupazione dei più ansiosi. Ciò che ha accomunato tutti, chi più chi meno, è stata la necessità di adattarsi al cambiamento quasi imposto bruscamente dallo scoppio della pandemia, a partire dalle piccole azioni quotidiane, come lo scambio di un semplice saluto o un incontro, fino ad eventi di maggiore portata. Di sicuro, però, il cambiamento degli stili di vita è tangibile. Il Prof. ha quindi esposto le fasi attraverso cui si giunge all’accettazione dello stesso, influenzate anche dalla predisposizione di ciascuno all’adattamento (non a caso egli ha citato il darwinismo, asserendo che la specie in grado di sopravvivere non è la più forte o la più intelligente –come spiega Darwin-, ma quella più capace di adattarsi). Le fasi sono: la crisi, la negazione (o minimizzazione), la rabbia, la depressione, l’accettazione e l’apprendimento. Eppure, accettare ed attuare il cambiamento non è cosa semplice, in particolare per le persone che vogliono avere il controllo totale sulla realtà, considerando anche che spesso ciò che spaventa davvero non è il cambiamento in sé, quanto il doverlo attuare. In aggiunta, nell’affrontare un cambiamento, occorre tenere presente che non ci si può focalizzare solo sul tradizionalismo o solo sul progressismo: è necessario valorizzare gli insegnamenti del passato per progredire ed adattarsi, essere al contempo alberi con forti radici, ma con foglie mutate in ali per andare oltre. In un’ottica hegeliana, Bellantoni ha sottolineato inoltre che la crisi è ciò che effettivamente ci fa progredire, uscendo dalla propria comfort zone e affrontando le proprie paure ed insicurezze. Infatti, stabilire soltanto relazioni virtuali finirà per rendere le persone sempre più isolate e chiuse in sé stesse, rendendo ancor più difficile l’interazione “dal vivo” (basti pensare alla mancanza di comunicazione a tavola, dove ognuno è totalmente preso dal proprio smartphone). Le nuove tecnologie ed i social in particolare rendono possibile la connessione con il mondo intero, ma spesso non “ci fanno vedere” chi è al nostro fianco; uniscono e dividono contemporaneamente. Inoltre, dietro uno schermo è più facile mascherare le proprie insicurezze e debolezze, creando degli avatar con cui interagire con gli altri, ma che di fatto non ci corrispondono, senza dimenticare che persone con più difficoltà ad interagire tendono ad usare la pandemia come alibi per evitare di affrontare le proprie paure e i disagi che ne conseguono. Nonostante il relatore riconosca tali difficoltà e il “peso” che la pandemia ha avuto e continua ad esercitare sulle persone, ha tenuto ad invogliarci a “sfidare il nemico”, ciò che temiamo, senza fermarci al primo crollo o alla prima delusione. Spesso, infatti, si preferisce stare da soli oppure nascosti dietro uno schermo, convinti che questo renda possibile essere qualcun altro, una persona “più perfetta” e maggiormente accettata dagli altri: non è così! Ognuno di noi è amabile, esattamente per ciò che è, ha sottolineato il Prof. Inoltre, attraverso le nuove tecnologie, è più semplice fingersi un’altra persona e quindi incappare in fenomeni non piacevoli, pertanto è meglio investire in una relazione “di persona” piuttosto che in una virtuale. Non a caso, secondo il relatore, il virtuale può potenziare la realtà (e ce ne stiamo accorgendo in questi ultimi mesi, avendoci consentito il proseguimento delle lezioni o la partecipazione a corsi, incontri online e quant’altro), ma non può sostituirla. I rischi che ne potrebbero conseguire, infatti, sono molteplici: isolamento o addirittura hikikomori, ovvero il rinchiudersi in una stanza senza prendersi più cura né di sé né del proprio ambiente; la dipendenza da tali tecnologie, il cyberbullismo, i disturbi alimentari e infine l’autolesionismo. Questi comportamenti eterolesivi ed autolesivi sono manifestazioni della tensione, della rabbia e dell’ansia che si sono venute a creare soprattutto in questi anni.

Occorre, dunque, non rimandare, ma uscire da quell’isolamento che siamo stati costretti a crearci e che ormai spesso ci appaga, a favore della relazione umana. Secondo Bellantoni, infatti, la vera sfida, e al contempo l’obiettivo, è “vivere sereni in un mondo precario”: questa è la massima che dovremmo tenere salda nella mente nell’affrontare i legami e le relazioni sociali nel nostro tempo.

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