ALLA SCOPERTA DEI SENTIERI DELLA CONOSCENZA. Lo sviluppo del pensiero critico e la lotta alla disinformazione, alle Fake News e al cyberbullismo

di Lara Piccarreta – studentessa IIS Telesi@

Si è svolto sabato 12 marzo, sulla piattaforma online Zoom, il sesto ed ultimo incontro del XVII Corso di CittadinanzAttiva, organizzato dal Centro Studi Sociali Bachelet. La relazione effettuata dal dott. Francesco Visalli, Vice Ispettore della Polizia Postale e delle Comunicazioni, Sezione di Benevento, è stata incentrata sui temi delle Fake News, del cyberbullismo e della lotta alla disinformazione.

A presentare l’incontro è stata la dott.ssa Patrizia Lombardi, Presidente del CSS Bachelet ONLUS, che ha descritto il percorso effettuato come un viaggio disinteressato alla scoperta di diversi ‘sentieri critici’: la dott.ssa ha introdotto il ‘sentiero’ affrontato nella lectio in questione e ha passato la parola all’esperto in materia, il dott. Visalli, noto per il suo impegno sociale nella prevenzione.

Proprio riguardo a quest’ultima si è espresso il dott. Visalli, affermandone l’importanza in quanto momento informativo: la prevenzione e la conseguente discussione di argomenti critici sono tra i migliori strumenti per fare informazione e formazione.

Successivamente, il dott. Visalli ha analizzato il fenomeno delle fake news, descrivendole come vere e proprie ‘industrie dell’audience’, basate sul guadagno generato dai click dei clienti sulle pubblicità esposte.

Chi si occupa della diffusione delle fake news?

Secondo il dott. Visalli, proprio i gestori dei social network:  un Rapporto riservato del 2019 (diffuso pubblicamente di recente), infatti, dice che durante le elezioni statunitensi del 2016 vinte da Donald Trump, Facebook avrebbe commesso degli ‘errori’, diffondendo notizie false sull’argomento e permettendo alle ‘troll farm’ (gruppi istituzionali di ‘troll da tastiera’ che cercano di interferire nelle opinioni pubbliche, soprattutto in campo politico) di diffondere ulteriori fake news e di guadagnare 140 milioni di seguaci.

Altri studi su Facebook hanno dimostrato che le fake news ottengono circa sei volte i like ottenuti da post con informazioni verificate.

Perché proprio le notizie false sembrano avere più appeal di quelle veritiere?

Il dott. Visalli ha risposto citando le numerose strategie psicologiche utilizzate nelle fake news e spostando l’attenzione sul ruolo determinante del sistema e dei gestori dei social.

In particolare, ha citato l’engagement, ossia l’attaccamento emotivo generato dalla disinformazione nella psiche umana, puntualizzando il fatto che l’obiettivo della disinformazione non è quello di modificare o cambiare determinate ideologie, ma quello di rafforzare le ideologie già insite nel soggetto, contrastando la capacità di confrontarsi.

Per comprendere meglio questo complesso meccanismo, ha analizzato il sistema operativo dei social network, citando i numerosi cookie che siamo quasi obbligati ad accettare per continuare a navigare in rete (nonostante la recente nascita dell’opzione sulla ‘preferenza dei cookie’) e gli algoritmi, ossia veri e propri sistemi di monitoraggio, che individuano il target dell’utente e registrano le sue azioni per definirne il profilo reale e immetterlo in una sorta di ‘ball,’ che si avvale della strategia di sedimentazione dei contenuti, in base agli interessi dimostrati dal cliente, creando un vero e proprio filtraggio. La ball decreta quindi quali tipi di contenuti mostrare al cliente e quali no, alterando la percezione dell’ambiente circostante e radicalizzando le sue posizioni, quindi assecondando una polarizzazione socioculturale. In questo modo, il sistema indirizza l’utente al profilo di altri utenti che ne condividono  idee e  interessi: il cliente si sente accettato e soddisfa il proprio bisogno di approvazione, sentendosi più forte quando naviga, mentre potrebbe sentirsi attaccato nella realtà, poichè le persone con cui viene a contatto potrebbero far riferimento a ideologie diverse e, pertanto, incoraggiare un confronto che costituirebbe addirittura una ‘minaccia’ dell’utente, fermo sostenitore delle sue ideologie.

L’ispettore ha spiegato anche il meccanismo psicologico attraverso cui le fake news colpiscono i nostri sensi, introducendo il concetto di bias cognitivi, ossia costrutti estranei al giudizio critico, fondati su percezioni deformate e distorte della realtà, utilizzati per risparmiare tempo ed energia nel prendere decisioni. I bias cognitivi sono spesso causa della diffusione dei pregiudizi che, purtroppo, sono radicati nell’animo di tutti noi, anche quando ci sforziamo di essere oggettivi.

Ha sottolineato inoltre la progressiva totalizzazione dei social network, che non sono più semplici strumenti nelle mani degli utenti, ma distorcono i nostri processi di ragionamento, i nostri legami sociali e perfino la nostra libertà di scelta, condizionandoci e richiamando la nostra attenzione quando ‘allentiamo la presa’.

Il dott. Visalli ha effettuato esempi concreti e quanto mai attuali sulla confusione generata dalle fake news, citando l’infodemia, ossia la produzione eccessiva di informazioni non certificate riferite alla pandemia che, più che consapevolizzare le persone, le ha disorientate e ne ha amplificato le incertezze (disinformazione sui sintomi, sui vaccini…) e la propaganda militare e politica sulla guerra in Ucraina. Ha sottolineato in particolare quanto possano cambiare i fatti in base a chi li racconta, facendo riferimento ai diversi punti di vista del Presidente Zelensky e del Ministro degli Affari Esteri russo Lavrov, relativamente al bombardamento dell’ospedale pediatrico di Mariupol.

A tal proposito, ha esaminato anche il tema del gossip, tendenza inevitabile dell’uomo, che si sviluppa nelle piccole comunità e, se da un lato rafforza i legami sociali tra i componenti del gruppo che spettegola, dall’altro denigra e isola i soggetti del gossip stesso. Il pettegolezzo nasce come momento di svago, ma talvolta può ferire i soggetti interessati sfociando nel bullismo e nel cyberbullismo.

Il primo è caratterizzato da comportamenti di prevaricazione di un individuo su un altro, reiterati nel tempo, unidirezionali (dal bullo alla vittima e mai viceversa) e intenzionali (il bullo riconosce la vittima in quanto tale e ne percepisce la sofferenza). Visalli ha sottolineato la differenza tra bullismo diretto (fisico e verbale) e indiretto (psicologico) e ha sensibilizzato gli ascoltatori sull’importanza dell’intervento e sulla piena colpevolezza di coloro che osservano passivamente senza intervenire, mostrando disinteresse.

Il cyberbullismo, che avviene online, è caratterizzato dall’illusione dell’anonimato del bullo (quest’ultimo è convinto di essere anonimo e di non lasciare tracce, ignaro del fatto che qualsiasi azione commessa in rete venga in qualche modo registrata), dall’assenza di limiti spazio-temporali (gli attacchi del bullo avvengono in qualsiasi momento e la vittima non ha pertanto un posto sicuro in cui trovare conforto o un momento di tranquillità) e dall’alterazione della percezione della gravità delle azioni commesse dal bullo (non potendo osservare direttamente il feedback della vittima alle offese subite). Il bullo non riesce a provare compassione verso di essa e non si rende conto di ciò che sta provocando.  Nelle conclusioni l’invito a porre attenzione al deepfake, ossia alla creazione di video e audio fake basati sulla sovrapposizione di più fotogrammi: questo fenomeno è molto pericoloso e viene utilizzato per truffare grandi aziende e come ricatto sessuale, sulla scia del revenge porn.

Dopo una descrizione esaustiva dei fenomeni e dei rischi legati alla disinformazione, il dott. Visalli ha ritenuto opportuno sensibilizzare ulteriormente gli ascoltatori alla lotta contro le fake news, dispensando consigli utili alla confutazione di eventuali ‘bufale’.

Una delle strategie di contrasto più efficienti è il fact-checking (controllo della veridicità delle notizie), portato avanti da programmi come NewsGuard e Facta che decretano l’attendibilità di numerosi siti, analizzandoli in maniera più ampia: non si limitano quindi a catalogarli come dispensatori di notizie vere o false, ma ne analizzano ogni minima parte, persino le immagini proposte. I docenti presenti all’incontro sono stati invitati ad utilizzare piattaforme come OpenTheBox, studiate appositamente per la sensibilizzazione degli alunni sul tema della disinformazione.

Visalli ha poi esortato a compiere un’analisi dei siti web visitati, facendo attenzione ai seguenti punti:

  • autore (curriculum, pubblicazioni, ruoli istituzionali);
  • tipologia del sito (testata istituzionale, magazine, sito individuale…);
  • disponibilità al confronto dell’autore (contatti attivi ed eventuali commenti), che solitamente è un fattore positivo;
  • quantità e qualità degli inserti pubblicitari;
  • linguaggio utilizzato (titoli sensazionalistici e toni clamorosi sono un campanellino d’allarme);
  • presenza di link esterni e fonti autorevoli;
  • verificabilità del contenuto.

Nelle conclusioni l’invito alla responsabilità comune nella scelta dei siti da consultare e nella conseguente diffusione delle informazioni, nonché l’augurio  della presidente del CSS Bachelet di poter esplorare nuovi sentieri di conoscenza nella prossima edizione del Corso, con la speranza senza dubbio fondata di aver contribuito all’evoluzione critica del pensiero dei giovani e delle giovani partecipanti.

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