CittadinanzAttiva 2011-2012. Incontro sul tema “Comunicazione e dialogo tra generazioni”. Relatore: Dott. Gennaro Ferrara

Il giorno 12 novembre 2011, alle ore 16:00, presso il Palazzo del Genio in Cerreto Sannita, si è svolta la seconda lezione del VII Corso di “CittadinanzAttiva” dal titolo: “Senso comunitario e dialogo tra generazioni”. E’ intervenuto sul tema “Comunicazione e dialogo tra generazioni”, il Dott. Gennaro Ferrara, Giornalista TV2000.

Apre l’incontro il Presidente del CSS Bachelet ONLUS, Prof. Orazio Francesco Piazza,  il quale precisa che in un percorso di formazione alla sensibilità sociale e civile non poteva mancare l’informazione. Il cittadino deve essere colui che sa leggere gli avvenimenti e gli eventi. Il Dott. Ferrara, grazie alla sua esperienza di Redattore e Conduttore del TG2000, sottolinea il Prof. Piazza, ci aiuterà a comprendere come si costruisce un telegiornale, come si fa una notizia, quali sono i meccanismi dell’informazione.

Inizia il suo intervento specificando che l’intento principale dell’incontro è quello di dare qualche suggerimento su come guardare un telegiornale e su come leggere un giornale, partendo dalla spiegazione del loro funzionamento.

Durante il decennio di esperienza nel settore dell’informazione, il Dott. Ferrara ha assistito ad un cambiamento in ambito tecnologico. Quando frequentava la Scuola di giornalismo, infatti, c’era un’unica postazione Internet e le notizie arrivavano attraverso un sistema, a cui potevano accedere in pochi. Oggi, invece, le notizie arrivano direttamente sul cellulare. Ciò evidenzia un’apertura enorme sull’accesso alle fonti. Anche in ambito televisivo, mentre in passato per poter fare un collegamento in diretta si necessitava di un camion con un’antenna gigante, di una telecamera che dialogava con questo camion, che, a sua volta, dialogava con i ripetitori sparsi per il paese, attualmente, invece, il collegamento avviene attraverso degli zainetti. C’è una telecamera che dialoga con un computer, che tramite Internet permette di fare delle dirette con una qualità accettabile al prezzo di sei telefonate, perché si inseriscono sei schede telefoniche in questo piccolo computer.

Queste nuove banalità tecnologiche hanno avuto un impatto fondamentale sul modo di fare informazione, perché hanno abbattuto i costi. Ciò significa che in tanti, anche con disponibilità economiche scarse, possono fare informazione, possono raccontare le notizie. Questo enorme pluralismo, di per sé, cambia il quadro di riferimento. Mentre in passato uno dei problemi storici dell’informazione era la censura, oggi quest’ultima è quasi impossibile, o meglio è possibile in un altro modo. Prima bastava chiudere le fonti, controllare un paio di porte e le notizie potevano essere nascoste. Adesso, invece, per paradosso, la censura funziona con la confusione, con l’addizione, non certo con la copertura. Tuttavia, il problema dell’informazione a basso costo non risolve il problema delle fonti. Storicamente l’informazione nasce dalla testimonianza diretta del giornalista, che assiste a qualcosa e poi la racconta. Oggigiorno, i giornalisti che assistono realmente agli avvenimenti sono pochissimi, per ragioni economiche, di spazio, visto che bisogna raccontare tutto e tanto. I giornalisti che raccontano le situazioni, le prendono di seconda o di terza mano.

L’organizzazione che sta a monte dell’informazione è composta dalle agenzie, una rete capillare sul territorio che offre un servizio ai giornali, mettendo a disposizione un grosso numero di giornalisti che, di solito, riescono ad essere sui fatti o avere un collegamento diretto con delle fonti, con dei testimoni. Il mondo del giornalismo, quindi, risulta essere fatto da pochi testimoni e da molti ripetitori. Questo instaura dei meccanismi particolari. Succede, ad esempio, che a volte i telegiornali sembrano delle fotocopie. Le agenzie dettano un’agenda caratterizzata dagli avvenimenti più importanti della giornata e a cascata si copia. Ciò è impressionante non per quanto riguarda la gerarchia delle notizie, ma perché condiziona persino il linguaggio.

Quando il Dott. Ferrara conduceva un programma che si occupava di analisi dei telegiornali, fu colpito dal fatto che tre telegiornali, nel raccontare la storia di Cosenza, cioè di una rapina in villa con violenza, utilizzassero la stessa metafora che riguardava la citazione di un film del grande regista Stanley Kubrick. Questa copia, questa ripetitività deriva da un meccanismo a cascata di una narrazione che viene influenzata anche nella forma e nelle parole.

Per il fatto di essere potenzialmente tutti fonte di informazione, succedono delle cose strane. Al riguardo, il Dott. Ferrara legge un articolo che racconta una storia accaduta in Iraq: “Colpito quattro volte alla testa dai proiettili iracheni, è ancora vivo e può raccontare la sua esperienza grazie al super elmetto. Costruito in kevlar, ha salvato la vita al Royal Marine Eric Walderman , bersagliato dal fuoco nemico durante uno scontro a fuoco a Umm Qasr. I quattro proiettili hanno trapassato la parte più esterna dell’elmetto, ma sono stati frenati dalla cellula in kevlar che ha consentito al soldato 24enne di sopravvivere. “Ancora un centimetro e non ci sarebbe stato più nulla da fare”, racconta Eric ancora incredulo ma felice per averla scampata. Contenta la sua compagna Lindsey Robinson, 25 anni, che stringendo il figlio Danny ha avuto solo la forza di dire: “E’ l’uomo più fortunato del mondo, è un miracolo”, ha commentato in lacrime.”

Questa storia è finta, perché nata da un gioco, ma, messa in rete, ha creato la leggenda. Ciò accade perché pochi controllano, così, a cascata, la bufala va velocissima. Le telecamere, alla ricerca di storie, vanno ad intervistare la fidanzata, prendono l’angolazione giusta, raccontano il figlioletto, mirano a commuovere.

Un altro problema della comunicazione oggi è vivere in una società mediatizzata. La storia dello “stupro della Caffarella”(una coppia di fidanzatini viene derubata e la ragazza stuprata da due personaggi nel Parco della Caffarella a Roma) nasce da un errore della polizia, che presa dall’ansia di far vedere subito la sua efficienza, dà in pasto ai giornali il nome di due romeni in quanto responsabili, che vengono identificati con due soprannomi: faccia da pugile e biondino. Presi dalle telecamere, facevano riscoprire le teorie di Cesare Lombroso, il quale studiava i comportamenti criminali e li giustificava con la conformazione fisica. Anche questa storia era falsa. Queste due persone non c’entravano niente e sono state riabilitate dalla televisione, dopo essere state distrutte dalla stessa TV.

Paradossalmente, rivedere faccia da pugile sotto un’altra veste, non faceva più paura, ma addirittura ispirava fiducia.

Un altro meccanismo problematico della comunicazione è quello della narrazione, del rapporto tra il racconto e la notizia. Al riguardo, il Dott. Ferrara legge un pezzo dell’articolo del Corriere della Sera, che narra i funerali delle vittime del terremoto de L’Aquila. “Il nonno si china sul lato destro della bara bianca. Sorride, agita la mano per simulare un rimprovero al nipotino di tre anni. Gli parla all’ orecchio. «Mannaggia che scherzo mi hai fatto». Doveva essere la scenetta di ogni sera. Il vecchio patriarca con cappello e giubbotto di feltro, il bastone per sorreggersi, le mille rughe dell’ età sul volto, che gioca con Giovanni, il piccolo della famiglia. «Malandrino» gli ripete. «Sei un malandrino». E intanto muove la testa in segno di approvazione. «Sì, è così». Dev’ essere per forza così, non è vero che tocca a te invece che a me, è solo uno scherzo. A due metri di distanza, il padre di Fabrizia Vittorini prende la maglietta rosa appoggiata sulla bara della figlia e ne rimbocca l’ orlo come se fosse una coperta, con un gesto delicato, quasi avesse paura di svegliare la sua bimba di nove anni. E allora Gesù, fa che non cada, almeno questo. Fa che la moto di Andrea rimanga in equilibrio accanto al cuscino di Winnie the Pooh. Il suo papà ci tiene tanto. Prima dell’ inizio del funerale, il bolide blu di plastica è caduto dalla bara bianca. Forse qualcuno l’ha urtato, forse una scossa, neppure oggi il maledetto terremoto ha dato pace (…)”

Secondo il Dott. Ferrara, l’articolo è scritto benissimo, è molto commovente, può essere credibile, ma non è vero. Non è vero, perché sorge spontaneo chiedersi: “Come fa il giornalista, autore dell’articolo, a sapere che cosa ha in testa il nonno e a virgolettarlo? Come fa a sentire cosa dice il nonno, se le bare sono lontane?” La differenza tra uno scrittore e un giornalista sta nel fatto che il giornalista deve raccontare e riportare fatti, storie e affermazioni vere. Nel momento in cui il giornalista, seppur narra un avvenimento utilizzando un linguaggio molto ricco e stilisticamente perfetto, ma falso, il suo mestiere non ha più senso.

Un altro problema, molto delicato, che riguarda l’informazione, è il suo rapporto con la politica. Al riguardo, il Dott. Ferrara fa vedere l’intervista al Sindaco di Roma, in occasione dell’alluvione che ha paralizzato la città e durante la quale è morta anche una persona. Il Sindaco di Roma si è messo sulla difensiva, non ha risposto alla domanda, è stato aggressivo. Ciò dipende dal fatto che, oggi, la politica si è infiltrata troppo nell’informazione e ormai ragiona secondo l’ottica di giornalisti amici e giornalisti nemici. La politica si aspetta degli assist per l’autocelebrazione. Perciò, tutto quello che non è assist, seppure fatto con estremo garbo, immediatamente è percepito come una trappola.

Esauriti questi aspetti, nodi da conoscere per saper leggere l’informazione, il Dott. Ferrara propone l’analisi di alcuni titoli dei telegiornali, perché i telegiornali, così come i giornali, quando scelgono le notizie, nonché le parole con cui raccontarle, non ripropongono soltanto una linea politica, ma anche una visione del mondo, fatta di sentimenti. In quest’ottica, secondo il Dott. Ferrara non ci rendiamo sufficientemente conto di quanto questi oggetti possano essere super costruiti, certe volte anche in maniera inconscia. Analizza i titoli dei telegiornali più importanti: Studio Aperto, il TG3 e il TG1.

Studio Aperto, il telegiornale più seguito perché parla principalmente di gossip e di notizie meno impegnate, come emerge da un’analisi fatta in aula, tenta di rivolgersi ai giovani e cerca di prendere in giro i telespettatori attraverso delle non notizie (la tragedia di Avetrana e di Ascoli Piceno), romanzandole come dei veri e propri racconti popolari.

Dal confronto del TG3 e del TG1, emerge che non è soltanto la politica ad essere raccontata in maniera diversa, ma è la vita.

Per entrambi, la prima notizia è il vertice di Bruxelles. Il TG1 sceglie come interlocutore in studio Silvio Berlusconi, mentre il TG3 sceglie il segretario della CISL. Il messaggio del TG1 è: Ce l’abbiamo fatta, adesso il problema è dell’opposizione. Quello del TG3 è: quest’accordo spacca il Paese. La scelta del segretario della CISL, che non è il sindacato più vicino al TG3, è un escamotage interessantissimo nel settore dell’informazione, in quanto si cerca sempre di far sostenere la propria tesi ad un esponente che opera in un campo più o meno avverso.

Il TG1, a differenza di Studio Aperto, è corretto nel trattare la notizia europea, in quanto fa riferimento all’accordo e non alla lettera, tracciando un quadro positivo.

Il TG3, invece, parte dalla spaccatura sociale, dalla promessa di Berlusconi: “Manterremo gli impegni!”, sottolineando i disaccordi all’interno della maggioranza, dando voce all’opposizione, la quale precisa: “Patto scellerato contro i lavoratori” e trattando separatamente la notizia delle borse euforiche per l’accordo europeo.

Al Dott. Ferrara colpiscono in modo particolare i titoli sul maltempo, perché narrati differentemente dai diversi telegiornali. Ad esempio, il TG3 esalta la catastrofe, mentre il TG1 è speranzoso nel futuro.

I meccanismi dell’informazione non sono del tutto consci. L’informazione non è scientificamente precisa, anzi, certe volte risulta casuale. Tuttavia, quando si segue una linea ferrea, quest’ultima influenza la visione del mondo, proponendo un sentimento.

Avviandosi a conclusione, il Dott. Ferrara afferma che l’informazione è fondamentale per stare al mondo con consapevolezza, però bisogna analizzarla in modo critico, in quanto la comunicazione, per definizione, necessita un dialogo, un confronto tra due persone, in questo caso: chi fa informazione e chi la subisce.

Agata Abbamondi

Patrizia Lombardi

Ada Mancinelli

Comunicazione e dialogo tra generazioni. Dott. Gennaro Ferrara

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