Parole che costano una vita

Tema centrale del X Corso del Laboratorio di Formazione sociale CittadinanzAttiva, organizzato dal Centro Studi Sociali Bachelet, è il valore della testimonianza, valore che chiama in causa il coraggio di essere persone autentiche, capaci di raccogliere le sfide che la vita stessa pone. Il tema, declinato secondo differenti sfumature esistenziali, ha assunto un particolare valore attraverso la figura di  Giancarlo Siani. Il giovane giornalista napoletano,  ucciso dalla camorra per il suo “difetto” di informarsi fino in fondo sulla realtà del proprio paese, nella presentazione del fratello, dott. Paolo Siani, appare come una testimonianza forte del suo breve ma intenso percorso di vita. La sua carriera da giornalista comincia con il lavoro per la rivista a carattere socio-informativo  “Osservatorio sulla camorra” e con l’incarico di corrispondente da Torre Annunziata del quotidiano Il Mattino. Torre Annunziata, negli Anni ’80 , è una città impregnata dalla camorra, dalla corruzione e dai sotterfugi tra politici e criminalità organizzata. Il giovane giornalista riesce ad intuire la corruzione del Sindaco, che giustifica episodi camorristici, tra i quali la strage del circolo dei pescatori , avvenuta il 26 Agosto dell’84, con lo scopo di risanare i conti tra due clan, e che comporta l’uccisione di 8 persone. Comincia così ad indagare sui fatti, scrivendo numerosi articoli, sempre più profondi. Le troppe verità intralciano i boss della zona, mettendone in difficoltà i rapporti, fino all’arresto del boss di uno dei clan, Valentino Gionta. Il giusto intuito  porta il giornalista  a smascherare anche il Sindaco di Torre Annunziata, Cassano, che viene condannato a sette anni e mezzo di reclusone.
Siani comincia ad essere un problema per la criminalità, viene così trasferito a Napoli, in modo da essere meno coinvolto in quella realtà. Il trasferimento, però, non genera demotivazione nel giovane, che vuole arrivare fino in fondo, continuando la propria attività giornalistica di denuncia proprio nel momento in cui arrivano  in Campania i miliardi per la ricostruzione delle zone colpite dal terremoto del 1980.  La condanna a morte di Siani, che verrà ucciso lontano da Torre Annunziata, con dieci colpi di pistola, tre mesi dopo, la sera del 23 settembre del 1985, nel quartiere residenziale del Vomero, proprio sotto casa sua, avviene immediatamente prima della pubblicazione di un libro sui rapporti tra politica e camorra. Dopo più di dieci anni alcuni dei suoi assassini sono stati incriminati, grazie alla  testimonianza di tre pentiti. Solo in Campania il numero delle vittime della camorra arriva oggi a superare le trecento persone, un numero spaventoso che sottolinea la forza di tali organizzazioni.
Il fratello Paolo ha fornito tutte le informazioni necessarie per la trama del film “Fortapasc” di Marco Risi, pubblicato nel 2009. Un  film che, oltre a raccontare una tragica realtà, denuncia come la camorra sia in ogni gesto di chi si oppone a Siani, in ogni silenzio indifferente, in una ” magistratura mascherata”, che intende porre la corruzione e la violenza come base di convivenza sociale. In una delle scene finali del film  sono stati inseriti i parenti di molte  delle vittime della camorra, su richiesta di Paolo Siani, tra i quali egli stesso e suo figlio. Dare un volto a queste persone significa per Paolo non dimenticare l’accaduto, non dimenticare tutte le vittime innocenti della camorra.
Siani non ha mai smesso di cercare una verità che gli è costata la vita, e per questo non merita di essere abbandonato al ricordo, ma deve rappresentare un motivo valido per continuare a combattere la criminalità organizzata. Conclude in questo modo la sua testimonianza il dott. Paolo Siani, sicuro di essere arrivato al cuore dei giovani corsisti del Centro Studi Bachelet, che hanno recepito fino in fondo.

Concetta Maddaloni, Studentessa IIS Telesi@

Foto: Alessandro Tanzillo

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