Il giorno 16 ottobre 2010, presso il Palazzo dei Congressi delle Terme di Telese, si è tenuto l’incontro sul tema “Libertà e affettività”, che rientra nel Laboratorio di formazione sociale CittadinanzAttiva, un progetto ideato e realizzato dal Centro Studi Sociali Bachelet ONLUS della Diocesi di Cerreto S.- Telese- Sant’Agata dei Goti. E’ intervenuto il Dott. Domenico Bellantoni, Psicologo- Psicoterapeuta e Docente all’Università Pontificia Salesiana di Roma.
Il Dott. Bellantoni apre l’incontro affermando che bisogna vivere la propria affettività nella libertà, tra orientamento e arbitrio. Prima di entrare nel vivo della discussione, cerca di rispondere alle seguenti domande: Cosa intendiamo per affettività? Cosa intendiamo per libertà?
La condotta attuale di ogni persona dipende essenzialmente da quattro fattori:
- dal patrimonio genetico (predisposizione genetica)
- dalla storia di vita della persona (ogni condotta affettiva che si mette in atto è influenzata da due aspetti: la gerarchia di valori e i modelli ricevuti; l’affettività viene vissuta alla luce dei valori personali di ciascuno; ognuno di noi investe in ciò che ama)
- dall’evento scatenante (gli eventi possono produrre delle risposte a livello di condotta, di comportamento, di atteggiamento)
- dalla risposta all’appello (indipendentemente dalla valutazione del patrimonio genetico, della storia di vita e dell’evento scatenante, la persona resta sempre libera di fare diversamente da come ci aspettiamo; l’uomo è sempre condizionato ma mai determinato)
Per vivere l’affettività, in maniera matura, bisogna essere persone con una sufficiente autostima, altrimenti si rischierà di trovare conferma alle nostre paure. Non bisogna fuggire dall’esperienza della solitudine, perché chi non riesce a stare da solo, starà, in coppia, sempre appoggiato. La vita di coppia è una scelta e perché ci sia una scelta devono esserci almeno due possibilità: stare con te o non stare con te. Se la percezione che si ha è che perdendo la persona amata, la propria vita finisce, vuol dire che non c’è libertà di scelta.
L’autostima può nutrirsi con aree diverse: l’emotività, la famiglia, la scuola, le competenze, il corpo e le relazioni interpersonali.
Per arrivare all’autostima, ci sono dei compiti evolutivi che siamo chiamati ad affrontare, che Erikson distingue in diverse tappe. La prima tappa è data dalla fiducia vs sfiducia. Quando un bambino piccolo sente che l’ambiente risponde ai suoi bisogni, acquista una buona fiducia di base. In caso contrario, crescerà nella sfiducia in se stesso, perché sentirà che non ha la capacità di interagire efficacemente con l’ambiente; non riesce a mettere l’ambiente in risposta ai suoi bisogni.
Altre tre tappe sono date dall’autonomia vs dubbio-vergogna, iniziativa vs colpa, industriosità vs inferiorità. Tra i 2 e i 6 anni, i genitori dovrebbero incoraggiare i bambini a fare tutto quello che sono in grado di fare. Va bene il senso di protezione, ma se questo senso di protezione diventa eccessivo, il bambino non cresce.
Un’ulteriore tappa è rappresentata dall’identità vs la diffusione. L’identità è la capacità di essere se stessi anche con persone diverse, anche in luoghi diversi. E’ una capacità che si acquista. Se qualcuno si lega affettivamente prima di aver raggiunto la propria identità, tenderà ad adattarsi. Per Erikson, quindi, la tappa dell’identità precede quella dell’intimità vs isolamento. Prima di essere capaci di relazionarsi in maniera intima senza confusione, bisogna aver acquisito chiarezza rispetto a chi si è e rispetto ai propri valori.
Le ultime due tappe sono costituite dalla generatività vs la stagnazione, dalla integrazione vs la disperazione. La generatività è la capacità di dare la vita, in senso psicologico, per un altro . L’integrazione, invece, è la capacità di dare senso a tutta la propria vita. Questi ultimi due aspetti appartengono all’età adulta.
Frankl proponeva che accanto alla statua della libertà, ci fosse la statua della responsabilità. La libertà non è solo libertà da condizionamenti, ma è anche libertà di fare una cosa piuttosto che un’altra. Non esiste, quindi, una libertà che coincide col fare ciò che si vuole. Bisogna anche scegliere dove si vuole incanalare questa libertà. In altri termini, libero la mia vita dalla schiavitù (libertà da) per metterla al servizio di qualcosa (libertà per).
Come si orienta e si motiva la libertà? Secondo il Dott. Bellantoni, prendendo delle decisioni, le quali, piuttosto che dalla volontà, dipendono da una gerarchia dei valori (coscienza), in quanto le persone si impegnano per ciò in cui investono affettivamente. Il piacere sessuale, così come la fedeltà in coppia sono dei valori. Le decisioni in un rapporto di coppia dipendono da quale valore viene posizionato prima e quale viene posizionato dopo nella propria gerarchia. La funzione umana deputata a riconoscere i valori è l’intelligenza, mentre, quella deputata a gerarchizzarli è l’affettività. Ogni valore viene diversamente investito da ciascuno di noi, in base al nostro investimento affettivo. Quanto detto si associa alla storia di vita, perché ogni volta che prendiamo delle decisioni, si creano degli atteggiamenti, degli stili di vita. Più si consolida uno stile di vita, più risulterà difficile tornare indietro.
Facendo riferimento al film di Spiderman, il Dott. Bellantoni sottolinea che la vita è una continua scelta fra il bene e il male. Ad un grande dono corrisponde una grande responsabilità, quindi, bisogna orientare il dono verso qualcosa che sia qualificabile come bene, come valore.
Il filosofo spagnolo, Josè Ortega y Gosset afferma: “ Mentre pietre, pomodori e cavalli non devono far nulla per diventare pietre, pomodori e cavalli … l’uomo deve darsi molto da fare per diventare uomo!” Il diventare persona umana significa impegnarsi. Nella vita, ognuno di noi si troverà di fronte a decisioni che aprono due strade: una larga e una stretta. Quella che ci permette di crescere è quella che impone la scelta più faticosa.
Avviandosi a conclusione, il Dott. Bellantoni si sofferma, prendendo come riferimento alcuni spot televisivi, su:
– l’influenza della nostra storia passata e la nostra affettività. Al riguardo, riprende una frase dei Modà, un gruppo musicale che cantava: “ Ma che colpa ne ho io, se qualcuno in passato ha giocato con te.” A volte capita, che noi facciamo pagare alla persona che incontriamo, il male che abbiamo subìto da altri. Dobbiamo sforzarci di evitare ciò, cercando di trattare ogni persona come merita, senza discriminarla attribuendo a quest’ultima delle colpe che non gli appartengono;
– l’isolamento e la solitudine. Bisogna essere capaci di vivere la solitudine, quello che bisogna rifiutare è l’isolamento. La solitudine non è una situazione di pericolo, anzi si dovrebbe ricercarla in alcuni momenti. Un rapporto di coppia non funziona solo quando si sta bene, quando si sta insieme, ma quando si sta bene anche stando lontani;
– la dipendenza e l’amore. Amiamo o dipendiamo dall’altro? Il rapporto di coppia lo viviamo come una schiavitù o come una libertà? In un film, Jennifer Aniston, riprendendo una frase di Freud, dice: “Io posso vivere senza di te, ma non voglio.”
In conclusione, il Dott. Bellantoni tocca rapidamente il tema degli amori e dei modelli culturali falsati da internet e in modo particolare da facebook, il supermercato delle emozioni, nonché il tema dell’affettività vissuta al tempo dei mass-media e dell’informazione. In relazione a quest’ultimo argomento, sostiene l’importanza di una corretta informazione e riporta il seguente esempio: “Profilattico = sesso sicuro? Il condom è fatto di un derivato del caucciù e pertanto, ha una porosità di 5 µm. Il virus dell’AIDS ha un diametro di 0,1 µm, pertanto, il profilattico non garantisce il cosiddetto “sesso sicuro”!
Agata Abbamondi
Patrizia Lombardi
Ada Mancinelli
Relazione Libertà e affettività- Dott. Bellantoni – 16 ottobre 2010