La tutela dell’acqua, dell’aria e del suolo

di Mariateresa D’Anna, studentessa IIS Telesi@

 

Il percorso avviato dal Centro Studi Sociali Bachelet ONLUS, finalizzato all’educazione alla sostenibilità, per trasformare e difendere la nostra Casa Comune, è giunto al quarto incontro, svoltosi il 19 Marzo. Il relatore è il Procuratore della Repubblica, presso il Tribunale di Benevento, Aldo Policastro, introdotto dalla Presidente del Centro Studi, ins. Patrizia Lombardi e dal Magnifico Rettore dell’Università Giustino Fortunato, prof. Giuseppe Acocella.

L’intervento del dott. Aldo Policastro inizia con un ricordo della figura di Vittorio Bachelet, ripercorrendo brevemente il suo impegno sociale ed istituzionale. E’ stato un esponente importantissimo per la Magistratura italiana, uomo responsabile, che ha messo a disposizione della comunità tutto il suo impegno, fin quando la sua vita è stata stroncata da un attacco terroristico che ne ha causato la morte.  Con questo si vuole sottolineare il dovere che la Costituzione chiama a svolgere, un dovere civico, che necessita di un dialogo tra il territorio, la comunità e i giovani.

Il tema presentato riguarda le tre matrici fondamentali dell’ambiente: l’acqua, l’aria e il suolo. Si tratta di un tema a cui non si può sfuggire. Lo stesso Papa Francesco ricorda che “Una delle urgenze necessarie a cui tutti dobbiamo fare fronte è proprio quella della convivenza tra i popoli in armonia con il creato, consapevoli che ogni azione individuale non resta isolata nel bene o nel male ma ha conseguenze per gli altri, perché tutto è connesso”. Il Papa prosegue, affermando che “Bisogna guardare in modo nuovo la nostra Casa Comune, non più come un magazzino di risorse da sfruttare ma come un giardino sacro da amare e rispettare attraverso comportamenti sostenibili.”  Si evince come il disinteresse verso l’ambiente condurrà inevitabilmente all’estinzione. È fondamentale, quindi, arrestare il declino del creato, arrestare questa crisi ecologica.

Come ci muoviamo, pertanto, dal punto di vista normativo e organizzativo ?

L’ecologia è un tema moderno. Considerando la Costituzione entrata in vigore nel 1948, che comprendeva dai diritti fondamentali ai principi di solidarietà, risulta assente il termine ambiente. Evidentemente non veniva ritenuto in rapporto con la salute (art. 32), anzi veniva sostituito dal paesaggio, dalla bellezza; non c’era una consapevolezza profonda di quanto l’ambiente fosse fondamentale per sopravvivere. Per tanti anni il tema ambientale, l’attenzione all’ambiente, è stato  collegato all’impegno dei pretori. La giustizia pretorile, ovvero contravvenzioni prescritte, incideva poco, poiché non si trattava, dal punto di vista della penalizzazione, di comportamenti sanzionabili. Erano più legati a un atto di scarsa cura e non venivano considerati come un attacco al bene comune.

Il termine ambiente entra in Costituzione con la riforma del 2001, con la quale si attribuisce la tutela ambientale alla competenza dello Stato. L’ambiente viene inserito in modo strumentale rispetto alle ripartizioni delle competenze, nel senso che non venivano definiti i suoi ambiti; è stata una lunga e difficile elaborazione della giurisprudenza l’individuazione del nucleo di rilevanza costituzionale intorno a cui far crescere la tutela dell’ambiente (art. 9). Tutto questo con gli approfondimenti accademici, magistrali e della Cassazione che hanno attribuito una dignità a questo termine, considerandolo come diritto soggettivo e oggettivo da tutelare. Il 3 aprile 2006 venne imposta una normativa di tutela con la Legge Delega n.1 attraverso la pubblicazione del Testo fondamentale sull’ambiente , ovvero il codice dell’ambiente, nel quale si sono dettate delle norme specifiche a tutela delle tre matrici e dei rifiuti. Il testo individua la difesa del suolo, la gestione dei rifiuti, la bonifica dei siti contaminati, la tutela dell’aria, la riduzione di emissioni tossiche nell’atmosfera … una strumentazione dei reati e anche delle tutele risarcitorie (come ripristinare ciò che si è danneggiato). La finalità è quella di garantire un ambiente tutelabile attraverso tutti gli strumenti messi a disposizione dalla normativa (dai nuclei della Polizia giudiziaria, es. Forestali, alle associazioni, es. ARPA) mirando a monitorarne e  prevenirne i danni.

Una altro testo che si occupa della tutela dell’ambiente è il Testo unico dei beni culturali e ambientali , in particolare l’art. 181 del Decreto Legislativo del 2004, che va a tutelare la violazione dei siti sottoposti a vincoli paesaggistici, cioè di maggior pregio, ma fondamentale è anche l’art.734 del Codice Penale, che sanziona la realizzazione di opere che danneggiano il paesaggio, ovvero il danno disposto da concreta condotta.

Questo articolo ha trovato un rafforzamento consistente con la “Legge sugli ecoreati”, introdotta nel 2015. Il passaggio dirompete rispetto alla prima normativa sull’ambiente è che quest’ultima individua delle ipotesi di reato che costituiscono delitti punibili più duramente e inserisce l’attività investigativa.

Oggi, infatti, si sta provvedendo ad un’indagine investigativa sugli scarichi diretti dell’acqua nei fiumi di Benevento (Calore e Sabato) non dotata di depuratori.

Sempre la legge sugli ecoreati ha introdotto un dato sulla tutela per ripristinare e riparare i reati , ovvero il  ravvedimento operoso, che determina la riduzione di pena. È stata introdotta successivamente al 2015 l’attività del traffico dei rifiuti illeciti perché anche nella gestione dei rifiuti siamo passati da un atteggiamento di disinteresse ad uno di comprensione di quanto grave sia il danno che si produce all’ambiente con le discariche abusive. Il traffico dei rifiuti è controllato da un particolare tipo di organizzazione antimafia caratterizzata da uno schema complesso e ben definito di personale addetto alla manutenzione.

Ritorniamo perciò ad un impegno centrale nella tutela dell’ambiente anche oggi, dopo la pandemia, e con la questione del Recovery Fund , attraverso il Ministero della Transizione Ecologica.

Il dott. Aldo Policastro consiglia di interessarsi in prima persona all’ambiente perché non sempre ciò che è green o etichettato con intervento ecologico produce una tutela reale, ma può favorire solo un arricchimento dell’imprenditore. Bisogna essere attenti, bisogna anteporre l’interesse comune a quello personale. Il ruolo delle comunità fornisce un aiuto maggiore, non inteso solo come approfondimento, ma proprio come interesse per il bene comune. Le comunità devono assicurarsi che questi compiti vengano svolti fino in fondo, sia quando l’azione produce profitti, sia quando si ha un comportamento negligente o imprudente con riferimento ai pubblici poteri, che non devono solo svolgere i compiti a cui sono addetti ma devono anche fare il loro DOVERE, un dovere di conoscenza, di informazione, di essere all’altezza del compito. Si tratta di un impegno alla responsabilità, perché anche i cittadini hanno un loro dovere, quello di essere civici nelle norme e nei comportamenti, ma nel caso in cui un singolo cittadino commetta un danno all’ambiente, ciò sarà ben più limitato rispetto ad un’attività negligente che riguarda un pubblico amministratore o un ente importante: il danno prodotto sarà molto più ampio. “Più potere si ha, più responsabilità si ha”.

La comunità, perciò, ha il compito di richiamare le istituzioni alla loro responsabilità, alla loro competenza e alla loro attenzione; bisogna essere sentinelle dell’ambiente, vigili e organizzati, per garantirne la sua tutela.

 

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