CittadinanzAttiva 2009-2010. Incontro sul tema “Affettività e persona”. Relatrice: Prof.ssa Pina De Simone

Il giorno 21 novembre 2009, presso il Palazzo dei Congressi delle Terme di Telese,  si è tenuto l’incontro sul tema “Affettività e persona”, che rientra nel  Laboratorio di formazione sociale CittadinanzAttiva, un progetto ideato e realizzato dal Centro Studi Sociali Bachelet ONLUS della Diocesi di Cerreto S.- Telese- Sant’Agata dei Goti. E’ intervenuta la Prof.ssa Pina De Simone, Docente presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale – Napoli.

Con questa riflessione su “affettività e persona” non intendiamo proporre un insieme di considerazioni astratte o puramente teoriche. Ci proponiamo piuttosto di provare a capire quello che tutti noi viviamo.

Riflettere sulla vita può aiutare a dare un nome alle cose e, soprattutto, a gustare più intensamente la bellezza della nostra stessa vita.

Va prima di tutto sottolineato il valore decisivo della vita affettiva che è matrice delle scelte e dei giudizi, ma anche sorgente dei comportamenti e delle azioni. Il nostro rapporto con le situazioni, con gli altri, con noi stessi, è prima di tutto e fondamentalmente affettivo.

La vita affettiva è una realtà complessa, stratificata, non uniforme né monolitica. Una realtà che si costruisce attraverso una stratificazione di livelli che non è solo progressiva, ma che implica una articolazione interna. È dentro questa articolata complessità che si ha l’emergere della realtà della persona. Nello sviluppo dell’affettività e attraverso i differenti livelli dell’affettività  si dà infatti l’emergere dell’individualità personale e si delineano le condizioni del possibile riconoscimento dell’altro come persona nella sua originaria unicità.

Al principio è la relazione. Emergiamo da essa ed è la relazione che ci fa essere. Ma la relazione, le relazioni che fanno la nostra vita e nelle quali noi siamo, si danno attraverso il sentire. Potremmo pertanto identificare la vita affettiva  attraverso i diversi livelli e le diverse modalità del sentire.

Il sentire si qualifica come  un sentire nell’altro, nel caso in cui vi sia un flusso indistinto di emozioni in cui non c’è differenza alcuna tra me e l’altro e i soggetti della relazione siano confusi l’uno nell’altro. È il livello più elementare del sentire ed è il primo livello della relazione, quello che si dà nel rapporto del neonato con la madre o  nei fenomeni di massa.  Il termine tecnico per indicare tale modalità del sentire e della relazione che ad esso corrisponde è: unipatia.

C’è poi un ulteriore livello  del sentire che implica la distinzione tra me e l’altro ed è il sentire, ossia il comprendere, quello che l’altro prova. Qui si ha il sentire la sofferenza o la gioia dell’altro, il capire che l’altro soffre o gioisce, ma non necessariamente il lasciarsi coinvolgere in quello che l’altro prova. Questo sentire il sentire dell’altro è ciò che propriamente si definisce empatia.

Diverso dalla semplice empatia è il sentire con l’altro, che implica non solo il riconoscimento dell’altro e di ciò che egli sente, ma anche un immedesimarsi, un partecipare al suo dolore o alla sua gioia, un sentire con lui. Qui si ha in realtà il riconoscimento dell’altro in senso proprio perché se ne coglie la trascendenza, l’ulteriorità rispetto all’io e, nello stesso tempo, si sperimenta il trascendimento di sé verso l’altro. Questo “sentire con” è ciò che sta ad indicare il termine simpatia.

La forma più alta di questo sentire con è però data dall’amore. Nell’amore l’altro è al centro e dell’altro l’amore sa vedere e far emergere il valore più grande, quello che gli appartiene in maniera propria. “Diventa ciò che sei”. L’amore è forza creatrice che fa vedere, ma che soprattutto fa essere, fa essere l’altro in ciò che di grande, di vero e di bello egli è, rifuggendo però da ogni idealizzazione, dal momento che questa muove sempre dalle proprie attese piuttosto che dal riconoscimento autentico dell’altro. In questo muovere verso che contraddistingue l’amore, potremmo dire che il sentire si qualifica come un sentire per, autentico trascendimento di sé che scaturisce dalla più radicale profondità di se stessi.

L’amore infatti non è solo ciò che ci fa vivere la relazione all’altro nella sua forma più alta, ma è anche ciò che identifica ciascuno nella unicità del suo essere. La verità di noi stessi, ciò che ciascuno è in radice, l’irripetibile cifra della identità di ognuno, in quanto ne qualifica ogni azione, giudizio o pensiero, è la forma, il modo, l’ordine dell’amore. Veniamo dall’Amore, un Amore che tutto regge e di cui ciascuno è, ed è chiamato ad essere,  espressione unica e irripetibile. Ciascuno è perciò identificato prima di tutto dalla sua capacità di amare, dal modo del suo amore. Parafrasando una bellissima espressione evangelica potremmo dire: là dove è il tuo cuore, lì è anche il tuo tesoro.

Agata Abbamondi

Patrizia Lombardi

Ada Mancinelli

Affettività e persona – Prof.ssa Pina De Simone

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