L’incontro dal titolo Responsabilità e comunicazione vede protagonista al Corso di CittadinanzAttiva il giornalista RAI Nico De Vincentis

«Recuperare il valore delle nostre parole per diventare responsabili». E’ stato questo il messaggio che il giornalista RAI Nico De Vincentis ha impresso nelle menti dei giovani allievi del CSSB, che sabato 9 febbraio hanno gremito la sala del palazzo dei congressi delle Terme di Telese. L’attività del CSSB è un «iter» per gli studenti, ma non solo, finalizzato a sensibilizzare e a far prendere coscienza delle problematiche etiche che sono alla base dell’intera struttura sociale e dei rapporti con gli altri.

L’incontro, dal titolo “Responsabilità e comunicazione”, si è aperto dapprima con le domande degli allievi del C.S.S.B da cui il dott. De Vincentis ha tratto spunto per la sua riflessione. Le problematiche sollevate hanno toccato vari temi tutti nevralgici: il rapporto dell’uomo con i mass media, la questione della censura, la libertà di stampa, il pericolo che un’informazione non ancorata a fondamenti etici possa degenerare, fino al rischio che l’uomo possa dimenticare la funzione dialogica della comunicazione. Il giornalista, dopo essersi complimentato per la quantità e la qualità delle domande, ha subito voluto focalizzare tre elementi: la concezione dei mass media, chi e come opera colui che trasmette un messaggio agli altri, infine noi stessi come strumento di comunicazione. Prima di fare ciò, è necessario chiarire e riconoscere la differenza tra informare e comunicare: il primo verbo vuol dire «trasmettere un messaggio attraverso veicoli di comunicazione per farlo arrivare agli altri e per richiedere una reazione», mentre «comunicare è un mettersi in trasparenza personalmente». Attraverso l’analisi e la sintesi dei problemi sopra citati, il dott. De Vincentis ha affermato che quotidianamente ci nutriamo molto di immagini e poco di parole scritte(basta vedere gli indici di lettura della provincia di Benevento) e tutto questo a scapito di una comunicazione personale che si dissolve lentamente. Da qui la constatazione che spesso i giornalisti vogliano  diventare essi stessi eventi, e addirittura la televisione diventa lo «spazio istituzionale» dove nascono i famosi “patti con gli italiani”. Il salotto televisivo rappresenta, soprattutto per i giovani, l’unico sbocco di riflessione politica.

Passando alla questione della censura (esiste un codice di comportamento per la tutela del minore), essa viene spesso usata per amplificare l’eco di un film; i produttori stessi  tendono ad accedere alla censura per avere maggiore risonanza. Sul rapporto tra informazione e mondo della scuola, De Vincentis ha sottolineato come la crisi della lettura del giornale sia l’indice di una società che  ha emarginato la cultura dal suo schema di valori. Il giornalista cosa può fare? Egli non è più libero di qualsiasi altro lavoratore poiché egli stesso è soggetto ad un editore, ma questi condizionamenti strutturali non impediscono la missione critica che si pone un giornalista. I canali di comunicazione come internet o piccoli quotidiani vogliono essere un invito alla libertà di espressione. Da qui l’analisi sul giovane rispetto ai mezzi d’espressione  e quindi al suo tempo. Ad una televisione volgare e nichilista che sempre di più costituisce il «rumore di fondo» delle nostre giornate, i dati dimostrano come il giovane si opponga a questo «flusso continuo» proprio attraverso il telefonino o i blogs, che diventano così le uniche alternative rispetto ad un immenso apparato telematico. Tutto ciò non significa che la televisione sia una spietata macchina di propaganda, perché esiste la capacità critica dell’individuo che sceglie una «dieta televisiva» selezionando programmi diversi tra di loro. Una televisione personalizzata da contrapporre ad un flusso continuo che potrebbe avere un devastante controllo delle coscienze. Il cellulare, il libro sono elementi di libera discontinuità e scelta rispetto a tale flusso.

Si è parlato, a tal proposito, di comunicazione ultra-light, ovvero una comunicazione breve e immediata; si inserisce bene nella nostra società liquida(Bauman), ma rischia di  far dimenticare all’uomo il «peso specifico» del dialogo. Nonostante ciò, essa funziona(basti pensare al sintetico “Vaffa” di Beppe Grillo) anche se spesso al messaggio forte e conciso non segue un profondo processo comunicativo. Ecco la grande contraddizione che può stimolare la giovane generazione: una tale comunicazione si presenta al contempo come rischio e come risorsa visto l’importanza di una «società che parli». In questo politeismo linguistico, l’invito del dott. De Vincentis è quello di recuperare la forza delle parole, considerato che noi stessi siamo strumenti di comunicazione. In un mondo dove il nichilismo impera e non dà punti di riferimento, finiamo per essere delle «spirali galleggianti» e non più capaci di cogliere la nostra origine e la nostra fine. Siamo costretti a vivere in uno spazio e un tempo molto stretto, una situazione di paralisi dove l’homo consumisticus va alla ricerca della semplicità e della velocità sia nel rapporto con gli altri ma soprattutto con sé stesso. «Far ritrovare un’anima al corpo» che non riesce più a comunicare con essa. Ciò non significa altro se non che l’uomo della società della tecnica deve fare ordine nel disordine e unità nella molteplicità(Platone).

Cosa può spezzare la razionalità del nostro tempo calcolato al minuto? L’amore. Il giornalista vede nell’innamoramento la possibilità di una speranza verso il futuro poiché può ricondurre l’uomo verso sé stesso: è questo il primo passo da compiere.

Da qui la consapevolezza , come ricorda Hans Jonas, di non poter più perdere tempo e affidarsi ad un ottimismo passivo ma divenire responsabili attivamente; il che non significa fare l’eroe ma percorrere un iter intermedio fatto della capacità di trovare le parole e di impegnarsi socialmente oltre che politicamente. Infine l’invito a riconoscere Dio nello sguardo dell’Altro e diffidare della comunicazione unilaterale; recuperare il linguaggio di Dio è il primo passo verso l’Altro. La stessa chiesa deve «evangelizzare l’emozione» per riprendere il dialogo con Dio, ovvero il contatto con l’Altro.

A seguire, spinti dalla profonda riflessione di De Vincentis, gli allievi del C.S.S.B hanno voluto rivolgere ancora altre domande ed avere chiarimenti sui problemi sollevati. Il giornalista ha ribadito che la comunicazione deve essere uno slancio incisivo dal punto di vista sociale: riscoprire l’eroismo civile. E’ stata poi posta l’attenzione sulle grandi società che influenzano la comunicazione, sull’omologazione di massa, sulla trasparenza telematica e sull’importanza di riconoscere nel dia-logo la stessa pregnanza comunicativa che aveva presso i greci. La stessa particella “dia” è un invito ad attraversare l’Altro per mezzo della parola. Per dirla con Martin Heidegger e Stefan George: «nessuna cosa è (sia) dove la parola manca».

La prossima lezione si terrà sabato 23 febbraio alle ore 16:00 presso il palazzo dei congressi di Telese Terme. Il titolo della lezione è “Responsabilità personale e tutela dell’ambiente” e sarà curata dal prof. Luigi Fusco Girard dell’Università Federico II di Napoli.

Luigi Santonastaso

                                                                        Studente Liceo Classico di Telese Terme

e allievo del Corso CittadinanzAttiva

Posted in CittadinanzAttiva News, News.