Nuovo umanesimo dell’economia e cooperative agricole sannite

Nella quinta lezione di CittadinanzAttiva, a proporre agli studenti, in maniera chiara ed efficace, il tema delle innovazioni sostenibili è il Direttore del Dipartimento D.E.M.M. dell’Università del Sannio, Giuseppe Marotta. Nel suo intervento, il docente analizza e mette in relazione i dati dell’attuale debito pubblico italiano, l’andamento del mercato del lavoro e le cause della sofferenza del Sud rispetto all’Europa. Egli sottolinea come la riflessione degli economisti, dal Settecento ad oggi, sia diventata sempre più capace di superare le ingenuità della teoria economica classica e neoliberista, di cogliere i costi sociali della produzione e dello scambio e, infine, di suggerire soluzioni in grado di correggere gli squilibri e la povertà diffusa. Ci si rende conto, insomma, che i modi di  produzione hanno una dimensione sociale non separabile dalla dimensione individuale. Nel magistero della Chiesa cattolica, dalla “Rerum Novarum” a “Quadragesimo anno”, alla “Laudato si'”, l’uomo viene invitato a diventare sempre più responsabile del proprio riscatto personale, sempre meno indifferente ai bisogni degli altri, battendo  i sentieri nuovi della cooperazione e del volontariato. Così, di fronte agli egoismi dei capitalismi in crisi, ai ritardi, alle incertezze delle politiche degli Stati,  si costituisce il Terzo settore, che mette in atto servizi e stili di vita alternativi, partendo da scelte valoriali che rappresentano una fonte di  resilienza e di risorse nelle situazioni più difficili. La “Grameen Bank” di M. Yunus, con l’idea di un microcredito a favore dei poveri, e la capability di Amartya Sen vanno nella direzione di un lavoro  individuale che, sorretto da “decisioni” etiche forti e vincolanti, sia capace di stare dentro il mercato e, nello stesso tempo,  di modificarlo in modo creativo, facendo arretrare il profitto a favore del benessere. Con le debite differenze, anche le teorie di Sergio Latouche,  basate sul localismo e la decrescita, insistono sull’arretramento del Pil, a vantaggio di un “bien vivre” basato sugli aspetti immateriali dello sviluppo umano.  Inoltre, importantissime per una concezione umanistica dell’economia sono le riflessioni di  Stefano Zamaghi e la sua  “Economia del bene comune”,  inteso non come bene totale, «non come semplice somma dei beni individuali ma come prodotto dei beni della persona nella sua relazione con gli altri, con tutti gli altri […]. Come accade nel prodotto dei fattori, l’annullamento di uno solo di questi fattori annulla l’intero prodotto».

Il Professore Marotta si sofferma  sui concetti di smart city, che punta al miglioramento della tecnologia e alla riduzione dei disagi, e di smart land, ossia di  territorio socialmente sostenibile. In tale ottica si sviluppa l’esempio di best practice e di sostenibilità ambientale presentato dalla Dottoressa Concetta Pigna, Vicepresidente della Cooperativa “La Guardiense”. La foto di un vitigno autoctono di falanghina, con cui la dottoressa introduce il laboratorio, racchiude il presente e il passato del territorio sannita, capace di saper raccontare, attraverso la naturale bellezza del paesaggio agrario, la sua antica vocazione vitivinicola. Le cooperative di Guardia e di Solopaca nascono tra gli anni Cinquanta e Sessanta  per superare le difficoltà legate al commercio dell’uva e, in pochi decenni, producono vini di qualità, dimostrano capacità di innovazione, imparano a rispettare il territorio mediante accorte valutazioni d’impatto, formano i viticoltori, assicurano loro consulenza specialistica ma anche democrazia, partecipazione e governance interna all’impresa. Del resto, basta leggere le cronache dell’alluvione dell’ottobre 2015 e vedere  il modo come le imprese sannite hanno saputo reagire per avere un esempio da manuale di cooperazione e di resilienza sociale.

Elvira Trebisondi, Liceo Linguistico Telesi@

Foto: Alessandro Tanzillo

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