Il Centro Studi Sociali Bachelet ospita il Prof. Giovanni Bachelet

Giovanni Bachelet, fisico ed ex deputato, figlio del giurista e politico italiano Vittorio Bachelet, ha tracciato un quadro significativo della situazione politico – sociale dell’Italia odierna, rispetto agli Anni Ottanta in cui suo padre venne ucciso. Vittorio Bachelet, docente di giurisprudenza alla  Sapienza,  vicepresidente e poi dirigente dell’Azione Cattolica con  nomina da parte del papa Paolo VI, vicino alla Democrazia cristiana e amico di  Aldo Moro, fu assassinato da un nucleo armato delle Brigate Rosse al termine di una lezione all’Università “La Sapienza”. L’episodio traumatizzò profondamente il partito e soprattutto la famiglia e quindi Giovanni, il quale durante i funerali, dopo un ringraziamento a tutte le autorità vicine al padre, pronunciò le seguenti parole: «Vogliamo pregare anche per quelli che hanno colpito il mio papà perché, senza nulla togliere alla giustizia che deve trionfare, sulle nostre bocche ci sia sempre il perdono e mai la vendetta, sempre la vita e mai la richiesta della morte degli altri.»

Nel corso dell’intervista sono emersi diversi temi. Si è parlato inizialmente di come recuperare il valore dell’impegno politico per aiutare la collettività. Giovanni Bachelet, citando il libro di Sergio Paronetto “Professione rivoluzione”, ha condiviso l’affermazione secondo la quale vivere intensamente la propria professione sarebbe un primo passo per il rinnovamento non solo di se stessi, ma anche nell’intera società. Altra questione posta all’ex deputato è stata quella relativa al contributo dei giovani nella promozione del bene comune, che passa attraverso la conoscenza di se stessi, l’impegno e la cultura.

 A distanza di circa 40 anni non ci è dato ancora capire completamente quali siano state le vere motivazioni che hanno armato la mano dei terroristi, o meglio criminali, come definiti da Giovanni. Un noto pensatore affermava che le rivoluzioni possono essere definite tali solo dopo 100 anni, ma in merito a quanto  avvenuto negli anni ‘70 in Italia si può già da ora affermare che tutte le azioni criminali che hanno portato alla uccisione di innocenti non potevano e non possono ritenersi l’espressione di un movimento ideologico, dato che nessuna ideologia dovrebbe giustificare la morte di un uomo.

Carlo De Giovanni, Studente IIS Telesi@

Foto: Maria Scolastica Di Libero

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