Joe Petrosino: un eroe internazionale. Il valore della memoria storica

Si è tenuto il 13 dicembre, presso il Palazzo del Genio di Cerreto Sannita, il secondo incontro del Laboratorio di Formazione sociale  CittadinanzAttiva, organizzato dal Centro Studi Bachelet e  giunto ormai al decimo anno di corso. L’ospite, Nino Melito Petrosino, pronipote del poliziotto Italo-Americano Joe Petrosino, ha suscitato notevole interesse nella giovane platea, che ha apprezzato in modo particolare il coinvolgimento del relatore.

Dall’incontro è emerso che Giuseppe Petrosino (detto Joe), nato a Padula  (SA) la notte tra il 30 ed il 31 agosto del 1860, all’età di tredici anni emigra in America con la sua famiglia. In un primo momento, in qualità di primogenito, si adatta a tutti i mestieri, anche quello di  lustrascarpe davanti alla sede centrale della polizia del Mulberry Street.  Da qui nasce la sua passione, infatti Raffaele Sardo dice:” Fare il poliziotto è stato sempre il suo sogno. Ce l’aveva nel sangue. Conosceva a memoria già tutti i gradi della polizia”. Studia la lingua inglese, frequentando corsi serali; ottiene la cittadinanza americana ma  non riesce ad arruolarsi nella polizia. Riesce, però, a farsi assumere nella nettezza urbana, allora reparto della polizia cittadina. La sua conoscenza della lingua italiana gli è molto utile, infatti, come informatore, può aiutare la polizia a catturare i malviventi italiani. Nel 1883, armato della scopa da spazzino, salva il capo della polizia da un attentato. Dopo questo “gesto eroico”, indossa per la prima volta la divisa da poliziotto, portante sul petto una placca d’argento con il numero 285. Un metro e sessanta d’altezza per novanta chili di peso, è un uomo robusto, corpulento, con i capelli tagliati cortissimi quasi a sembrare  calvo. Inizia  a scalare i gradini della gerarchia, svolgendo il suo lavoro con grande fiuto, passione. Nel frattempo  sposa la vedova Adelina Saulino , dalla quale ha una figlia chiamata anche lei Adelina. I due si sposano nella vecchia chiesa di Saint Patrick in Mott street; nessuna luna di miele: Petrosino ha troppo da lavorare. Nel 1905, diviene luogotenente e forma una squadra di poliziotti italo-americani, creando per primo la tecnica dei travestimenti per combattere in modo più efficace la “Mano Nera”, ovvero l’organizzazione criminale che terrorizza New York e che ha le sue radici in Italia e precisamente in Sicilia. Dopo trentasei anni, decide di tornare alla sua casa natale, dalla sua famiglia, con la convinzione di poter infliggere un colpo decisivo alla “Mano Nera” . La missione è top secret e, nonostante la non condivisione dei familiari, egli decide di portare a termine quanto avviato, convinto che anche in Sicilia, come a New York, la Mafia non ucciderebbe un poliziotto. Alle 20.45 di venerdì 12 marzo 1909, tre colpi di pistola in rapida successione e un quarto sparato subito dopo, suscitano il panico nella piccola folla che attende il tram al capolinea di piazza Marina a Palermo. Un uomo cade lentamente a terra, mentre altri due fuggono scomparendo nell’ombra. Non c’è soccorso possibile, l’uomo viene raggiunto da quattro pallottole: una al collo, due alle spalle, e una quarta, mortale, alla testa. Poco dopo si scopre che si tratta del detective Giuseppe Petrosino, il nemico  della malavita italiana, celebre in America.  Fasi concitate di una vita dedicata agli ideali di giustizia e legalità, che sembrano materializzarsi nella sala gremita del Palazzo del Genio. Fasi che il relatore, Nino Melito Petrosino, riesce a far rivivere con una intensità impensabile. Molti gli interrogativi. Molte le riflessioni critiche, riferite soprattutto alla necessità di riscoprire i nostri eroi, per crescere nell’identità nazionale e nei valori troppo spesso dimenticati. Numerosissime sono state e sono ancora le Celebrazioni  e le Commemorazioni a favore di Joe Petrosino, in America ma anche in Italia, segno di una riconoscenza internazionale per un uomo che ha immolato se stesso  in nome della giustizia.

La casa natale, a Padula, è oggi una Casa-Museo e la sua inaugurazione è avvenuta ufficialmente il 6 luglio 2000. Si tratta dell’unica Casa-Museo, in Italia, dedicata ad un esponente delle Forze dell’Ordine nonché la prima dedicata alla lotta alla Mafia; è sede di attività riguardanti la Legalità, la Giustizia e l’ emigrazione. Ha lo scopo di fornire ai visitatori esperienze culturali importanti, in vista dell’impegno condiviso per un  mondo migliore. Nino Melito Petrosino, si esprime a tal proposito: “La memoria, il non disperdere i valori che uomini come Petrosino hanno testimoniato con la loro vita, è tappa fondamentale che ogni democrazia deve conquistare. Senso della storia e valori morali, strettamente connessi, sono la necessaria premessa per la costruzione di nuovi modi di essere e pensare, di nuovi valori, di nuove condizioni sociali, oggi più che mai, in un mondo “abbrutito” dal consumismo e dal benessere, tendente ad animalizzare l’essere umano, svuotandolo di ogni valore attraverso lo sfrenato amore per il dio-denaro.”  Vorremmo poter obiettare sull’ultima parte!

Elvira Massaro e Maria Vegliante, Studentesse  IIS Telesi@    

Foto: Alessandro Tanzillo

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