Prolusione Laboratorio di formazione sociale CittadinanzAttiva 2009-2010 “Il diritto alla sicurezza: responsabilità delle Istituzioni e impegno dei cittadini”

Il giorno 17 ottobre, presso il Palazzo dei Congressi delle Terme di Telese, si è tenuta la Prolusione del Laboratorio di Formazione CittadinanzAttiva 2009-2010. E’ intervenuto sul tema: “Il diritto alla sicurezza: responsabilità delle Istituzioni e impegno dei cittadini”, il Dott. Antonio Laudati, Procuratore della Repubblica di Bari.

Apre l’incontro il Presidente del Centro Studi Sociali Bachelet ONLUS, Don Franco Piazza, il quale sottolinea che il senso della giustizia non deve essere percepito come una sorta di percorso persecutorio ma come un percorso finalizzato al rispetto della dignità del cittadino. I magistrati sono persone che tutelano la dignità del cittadino e che hanno una responsabilità, intesa come risposta da dare non solo alla loro coscienza, non solo allo Stato ma a quel cittadino anonimo di cui parla Paul Ricoeur nel suo bellissimo testo dal titolo “La persona”.

Prende la parola il dott. Laudati, il quale precisa che i magistrati amministrano la giustizia in nome dei cittadini, quindi, devono sempre confrontarsi con quello che loro pensano. Decide di impostare il proprio intervento raccontando dei fatti, delle storie che appartengono alla sua vita professionale al fine di rispondere alle seguenti domande: Che cos’è la giustizia? Che cos’è la sicurezza? Qual è il ruolo dei cittadini e quale quello dei giudici?

C’è un grande pensatore che paragona la giustizia alla luce. Nessuno può dire in cosa consiste, però ciascuno di noi soffre appena la luce si affievolisce e viene a mancare, perché è una condizione indispensabile per una vita corretta. Ognuno di noi è consapevole che la giustizia è un valore essenziale che non può essere delegato in una società solo ai magistrati, alle forze di polizia, anche se questi svolgono un ruolo importante. La giustizia appartiene a tutti i cittadini.

Il dott. Laudati ha cominciato a svolgere il ruolo di magistrato 28 anni fa. La sua prima sede è stata il Tribunale di Lecco, in una delle zone più ricche d’Italia, la Brianza. Quando è arrivato, il suo ruolo era quello di giudice istruttore e uno dei reati più ricorrenti erano i sequestri di persona a scopo di estorsione. Al riguardo viene citato il libro di Ammaniti, “Io non ho paura”, e si afferma che il sequestro di persona è uno dei reati più gravi, in quanto consiste nel privare l’altra persona della propria libertà costringendola a sofferenze e vessazioni inaudite per avere il pagamento del riscatto dalla famiglia. Addirittura, negli anni ’80 si arrivava a forme di abbrutimento incredibili.

Nei dintorni di Lecco, in periferia, c’erano dei circoli in cui gli imprenditori trascorrevano le proprie serate a giocare a carte. Una banda di criminali siciliani avevano deciso di rapire uno di questi imprenditori. Una sera fanno irruzione nel locale. Un signore stava giocando a carte, si spaventa e si alza improvvisamente e immediatamente viene sparato. Individuato il proprio bersaglio, i rapitori lo afferrano e lo portano fuori. L’imprenditore oppone resistenza, aggrappandosi ad un segnale stradale e gli sparano sulle braccia.

In una stradina poco lontano, c’era una macchina parcheggiata con una coppia di fidanzatini. Il ragazzo aveva compiuto da poco 18 anni, frequentava l’ultima classe del Liceo e non aveva ancora la patente. Aveva rubato la macchina al padre per uscire con la ragazza, la quale era dello stesso liceo e di due classi più piccola. I due ragazzi, senza volerlo, si trovano di fronte ad una scena terrificante. Vedono passare la macchina sospetta e decidono di seguirla. In un sequestro di persona, una delle principali esigenze è quella di dover sostituire la macchina al più presto, in quanto le forze di polizia, in questi casi adottano il cosiddetto piano Z, cioè bloccano tutto il territorio al fine di intercettare la macchina segnalata. Dopo un po’ di chilometri, i sequestratori, infatti, effettuano il cambio macchina, di solito con una non rubata in modo da passare inosservati ai vari posti di blocco.

Quando c’è il cambio macchina, i fidanzatini sono ancora lì. I banditi si accorgono di essere stati seguiti e cominciano a sparare. I ragazzi, spaventati, scappano e si recano alla prima caserma dei Carabinieri e denunciano l’accaduto, precisando che la macchina aveva imboccato la direzione di Monza. Ovviamente, con queste informazioni i Carabinieri e il giudice cominciano a mobilitarsi per la ricerca della macchina segnalata. Alle cinque del mattino, riescono a trovare il covo dei banditi: un casolare di campagna.

E’ stato liberato l’ostaggio e sono state arrestate cinque persone. Successivamente, si è svolto un processo che è durato un mese e si è concluso con cinque ergastoli. I sequestratori rispondevano dell’accusa di sequestro di persona e dell’omicidio dell’imprenditore nel circolo.

In occasione del primo attentato della camorra ad un magistrato, il Consiglio Superiore della Magistratura decise di nominare procuratore il dott. Laudati, per dare una risposta alla criminalità. Il dott. Laudati, così, ritornò a lavorare in Campania. Era il 18 giugno. Alle ore 12:00 di quello stesso giorno, viene avvisata la procura che è stato commesso un omicidio. Il dott. Laudati, in quanto Procuratore, si reca sul posto per le indagini, il bar centrale del paese. Erano presenti più di 50 – 60 persone, che sono state interrogate per tre giorni e tre notti, senza riuscire ad avere nessuna informazione rilevante. Una delle persone interrogate aveva un segno sulla fronte, che derivava dall’impronta di un pugno con la pistola. Evidentemente mentre i banditi scappavano tra i tavolini del bar, questa persona aveva involontariamente ostacolato la loro fuga. Durante l’interrogatorio, quindi, il dott. Laudati cercò di estrapolare qualche informazione in più da questo testimone oculare, ma purtroppo non ci riuscì. Il processo che durò circa due anni, si concluse con autori ignoti del reato. Nonostante ciò, la giustizia ha fatto il suo corso, lento ma inesorabile, infatti, quando il dott. Laudati prese servizio a Napoli presso la Direzione Distrettuale Antimafia, cominciò la stagione dei pentiti e in quella sede furono assicurati alla giustizia anche i mandanti dell’omicidio precedentemente descritto.

Traendo spunto dai due episodi raccontati, il dott. Laudati afferma che a parità di magistrati e di forze dell’ordine, la risposta dello Stato nel processo per l’affermazione della legalità, è stata completamente diversa. Probabilmente, questo non è dipeso né dall’efficienza del processo, né dalla capacità dei protagonisti.

Quando fu ucciso Giovanni Falcone, c’è stata una specie di rivolta civile. I giovani di Palermo eressero un albero, passato alla storia come albero Falcone, come simbolo del loro sfogo. Su quest’albero furono affissi anche dei biglietti con delle frasi. Tra tutti, quello che ha colpito maggiormente il dott. Laudati è quello di una ragazzina di seconda media, la quale scriveva: “La nostra diventerà una società civile solo quando non avrà più bisogno di eroi.” Ciò significa che se tutti compiono il loro dovere, se tutti collaborano come cittadinanza attiva al diritto di sicurezza e al senso di giustizia, probabilmente il principio di legalità sarà sempre affermato.

Dopo l’esperienza napoletana, il dott. Laudati ha lavorato presso la Procura Nazionale Antimafia; in seguito si è spostato alla Direzione Generale di Giustizia Penale per poi stabilirsi a Bari da qualche mese. Ha dedicato gran parte della sua attività professionale a capire, studiare e contrastare il fenomeno della criminalità organizzata. A questo punto sorge spontaneo chiedersi: Che cos’è la criminalità organizzata? Noi, spesso, ci lasciamo scivolare addosso le notizie, senza il doveroso senso civico dell’approfondimento. Quando ci troviamo di fronte ad un problema, invece, occorre studiarlo per trovare una soluzione.

Nel caso della criminalità organizzata, il dott. Laudati parte dall’analisi dei nomi.

Mafia, ad esempio, è un nome arabo di origine bizantina che significa “protezione” e ciò dimostra che è una struttura molto antica, che risale a circa 2500 – 3000 anni fa. E’ nata come codice di protezione di alcune strutture, che hanno imposto delle regole di sopraffazione rispetto agli altri. La mafia mutua la propria struttura gerarchica dalla Chiesa cattolica; infatti, il capo dei mafiosi viene detto Papa, la struttura di vertice si chiama cupola, i riti di iniziazione sono tutti pseudo-religiosi, nel senso che sono riti simbolici mutuati da concetti religiosi per finalità completamente diverse.

Il termine ‘ndrangheta deriva dalla parola greca solidarietà. E’ la costruzione delle cellule delle colonie greche in Calabria. Nessuna struttura criminale è più solidale al proprio interno come la ‘ndrangheta: esistono pochissimi pentiti; le guerre e le faide tra famiglie sono secolari.

La camorra è un fenomeno recente, che risale alla fine dell’800. Nasce nei quartieri urbani napoletani. Per quanto riguarda l’etimologia del termine, esistono diverse teorie. Nel dizionario Ambra – Toscano del 1786, il termine camorra viene indicato come l’equivalente del termine pizzo, tangente. Un’altra tesi attribuisce al termine camorra la derivazione dal nome di un bandito spagnolo Ramon Gamur, che stava all’interno del bastione del Maschio Angioino e costituì una banda denominata “gamorra”. La camorra, infatti, ha sempre sfruttato le carceri a proprio vantaggio. La tesi più accreditata, però, fa nascere il termine camorra da un gioco, la morra, un gioco d’azzardo che si praticava nei quartieri napoletani e che aveva bisogno di un capo, il quale aveva il compito di far rispettare le regole, di garantire il pagamento delle poste in gioco.

Dopo aver analizzato l’etimologia dei termini: mafia, ‘ndrangheta e camorra, il dott. Laudati si sofferma sui reati che compiono queste organizzazioni criminali in Italia: traffico di stupefacenti, esercizio della tratta di esseri umani, prostituzione, contrabbando di sigarette, immigrazione clandestina, usura. Questi reati hanno in comune il rovesciamento del rapporto aggressore- vittima, nel senso che non esiste più la figura dell’intimidatore, bensì tutto è basato sull’offerta di beni e servizi a persone consenzienti, all’interno dei mercati ricchi.

Per quanto riguarda il traffico di stupefacenti, il dott. Laudati precisa che ogni anno vengono sequestrati, in Italia, enormi quantitativi di cocaina, eroina, pasticche. Nonostante ciò, il traffico non è diminuito ma è aumentato. Quest’anno, infatti, l’Italia raggiunge un record storico, un milione di consumatori di cocaina. Siamo in Europa e in Occidente il paese con la più alta percentuale di consumatori di cocaina. Qualche tempo fa, per motivi di igiene e salute pubblica, è stato fatto un controllo delle acque del Po, dove confluiscono gli scarichi fognari. Dalle analisi, si è rilevata una concentrazione altissima di cocaina che derivava dagli scarichi delle famiglie civili.

Fino a quando noi avremo un milione di consumatori di stupefacenti, fino a quando avremo 9 milioni di persone che hanno fatto richiesta del mercato della prostituzione, fino a quando avremo persone che comprano le sigarette di contrabbando, potremo mai avere un serio contrasto alla criminalità organizzata? La risposta è no.

Certo i Carabinieri, la Polizia, la Guardia di Finanza, i Magistrati continueranno a fare il loro dovere, però, il problema va risolto a seconda delle regole del mercato della domanda e dell’offerta. Anche in questo caso il cittadino ha un ruolo fondamentale. Quando guardiamo la televisione, quando osserviamo  i nuovi mezzi di comunicazione (facebook, youtube, …), ci accorgiamo che viviamo in una società che sta cambiando profondamente. L’anno scorso in Italia, quattro omicidi su dieci sono avvenuti all’interno del nucleo familiare. Il nostro è un paese dove i figli ammazzano i genitori e i genitori ammazzano i figli per i motivi più disparati. Il primo ragazzo che ha ammazzato i propri genitori era di Verona, circa 15 anni fa. Uccise i genitori per prendersi i soldi per andare in discoteca. La cosa incredibile è che questo ragazzo riceveva in carcere migliaia di lettere di solidarietà da parte di adolescenti. Gli inquirenti furono costretti a bloccare questo canale di comunicazione.

Il problema fondamentale della nostra società è che esiste una caduta dei valori. Sono venuti meno quelli che sono i fattori fondanti dell’aggregazione e della cittadinanza attiva, come ad esempio la famiglia.

C’è uno studio americano sulla criminalità minorile negli USA, dal quale emerge che un adolescente medio nei primi 18 anni di vita cambia tre nuclei familiari, in quanto si trova a recepire i messaggi educativi dalla televisione e dai principali mezzi di comunicazione, primo fra tutti internet, assistendo così a circa 1400 scene di violenza al mese. Pertanto, comincerà a recepire i rapporti umani come modo di esercizio del predominio. Ciò favorisce un aumento esponenziale della criminalità minorile. Non riusciamo più ad avere dei momenti che possano essere costruttivi di valori del nostro interagire con la società. Abbiamo perso forme di aggregazione e di educazione alla cittadinanza, come ad esempio l’appartenenza ai partiti politici.

In conclusione, i valori della legalità, della giustizia appartengono a ciascuno di noi e spetta a noi doverli affermare di volta in volta attraverso la partecipazione attiva. Ciò può avvenire in vario modo: innanzitutto rifiutando il consumo di beni e servizi illeciti forniti dalle organizzazioni criminali.

Il problema degli stupefacenti, ad esempio, è legato al fatto che noi molto spesso non conosciamo la legge e ciò ci induce a commettere degli errori. L’Italia, infatti, è l’unico paese al mondo in cui esiste una distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti. Nei testi internazionali, invece, viene evidenziata la distinzione tra soft consumer e strong consumer. Esiste un consumatore leggero e un consumatore pesante. Io posso essere un consumatore leggero di droghe pesanti o posso essere un consumatore pesante di droghe leggere. Questo meccanismo è fortemente pericoloso per la salute.

Nel nostro corpo abbiamo una molecola della felicità, l’endorfina, che viene prodotta ogni volta che viviamo un’emozione forte. Il tetracannabinolo, l’oppio, l’ecstasy, ecc. sono sostanze, molto simili all’endorfina, che generano una sorta di felicità artificiale, producendo 2 effetti collaterali:

  • Diminuzione della produzione di endorfina
  • Necessità di assumere dosi sempre maggiori

La tossicodipendenza produce l’alterazione della psiche umana, in quanto genera una perdita di controllo ordinario della ragione. Si entra così in una situazione di declino inarrestabile. Questo meccanismo è sfruttato dalla criminalità organizzata per scopi di natura economica.

Ben vengano, quindi, secondo il dott. Laudati, i corsi di cittadinanza attiva, i confronti tra cittadini e istituzioni, le discussioni su argomenti di questo genere, perché solo discutendo e riuscendo ad intraprendere un percorso comune di legalità e partecipazione, potremo guadagnare il bene supremo della giustizia. Legalità, sicurezza e giustizia sono i presupposti fondamentali della democrazia.

Il dott. Laudati termina il suo intervento, affermando quanto segue: “ Una marcia di 10.000 Km comincia con il primo passo. Non aspettare che sia il tuo compagno di strada a compiere questo primo passo, fallo tu e vedrai che molti ti seguiranno.”

Agata Abbamondi

Patrizia Lombardi

Ada Mancinelli

Prolusione – Dott. Antonio Laudati

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