Ottavo incontro dell’XI Corso di CittadinanzAttiva. Presentazione del libro “Tempo della vita e mercato del Tempo” di Aldo Masullo e Paolo Ricci

Il tema trattato dal dialogo tra il professor Paolo Ricci e gli studenti, il 19 marzo 2016, nell’ambito del corso di CittadinanzAttiva del Centro Studi Sociali Bachelet,  ha riguardato i profili economici della comunicazione nelle relazioni sociali. Il dialogo è riuscito a stimolare la riflessione degli studenti in relazione agli snodi, alle problematiche affrontate e alle soluzioni proposte dal libro di Aldo Masullo e di Paolo Ricci “Tempo della vita e mercato del tempo”.

Nell’opera, i due studiosi sviluppano una prospettiva particolarmente ampia, che risulta essere sia storico-concettuale che economico-fenomenologica.

Il professor Ricci attua una dura critica dell’azienda capitalistica e analizza accuratamente ciò che definisce «società dell’economia». Egli si sofferma in particolare sugli attuali processi economici, considerati insostenibili, e sull’irresponsabilità sociale delle imprese. Da ciò sono derivati i principali insuccessi della comunità globale, quali l’aumento della povertà e delle disuguaglianze sociali, lo scarso rispetto dei diritti umani e dell’ambiente. Le previsioni sull’attuale crisi si sono rivelate inefficaci, così come gli studi sulle cause che l’hanno prodotta, in quanto l’idea del capitalismo e della globalizzazione in atto non si è evoluta con il processo in corso, ed è diventata inadatta a descriverne gli esiti quali la spersonalizzazione dell’impresa, connessa alla perdita di centralità dell’individuo, la progressiva deresponsabilizzazione economica e sociale dell’impresa, la quale da strumento è divenuta fine;  a tutto ciò occorre aggiungere il graduale ribaltamento della relazione tra l’economia reale e l’economia finanziaria, a favore di quest’ultima, con la relativa smaterializzazione della produzione economica.

Il professor Ricci, riferendosi agli studi di Luciano Gallino, ha messo in evidenza l’influenza esercitata dalle  multinazionali sulle attività sindacali e l’utilizzo dei salvadanai dei lavoratori per altre attività d’impresa.  Anthony Atkinson,  in  “Disuguaglianza. Che cosa si può fare?”, sostiene che il declino dell’influenza dei sindacati  debba essere posto in relazione con le leggi che ne limitano le attività ed elenca una serie di provvedimenti che nel Regno Unito, dal 1980 al 1993, hanno ridotto l’autonomia dei sindacati e la legittimità delle loro azioni di protesta, indebolendone la protezione e lo status giuridico.

Gallino, nell’opera “La lotta di classe dopo la lotta di classe”, descrive la rivalsa del mondo della finanza nei confronti delle classi medie, annullandone il potenziale di sviluppo e le capacità organizzative socio-politiche. Egli, negli ultimi scritti,  afferma che tale operazione ha caratterizzato anche alcune realtà apparentemente “insospettabili” come la Francia del socialista Mitterand, l’Italia di Renzi e  le politiche dell’Unione Europea.

Federico Rampini, ne “L’età del caos. Grande stagnazione e innovazioni sterili”, propone, come unico  modello possibile di solidarietà sociale, il Welfare dei paesi scandinavi e dell’area tedesca, sostenendo che le lotte sociali si sono indebolite a seguito della perdita di credibilità delle ideologie di sinistre e del collasso del comunismo nell’Europa Orientale.

Ricci afferma che il mutato rapporto tra economia e politica ha condotto quest’ultima ad abdicare al proprio ruolo egemone, favorendo in tal modo lo sviluppo del capitalismo tecno-nichilista. Tra la fine degli anni Settanta  e gli anni Ottanta in concomitanza al Thatcherism e alla Reaganomics, si è avviato un processo di deregolamentazione dell’economia, con la conseguente mancanza di capacità di controllo dei mercati. Tali politiche sono state attuate nella convinzione che i mercati sarebbero stati capaci di regolarsi  in qualsiasi situazione, anche  in un’economia estremamente dinamica.

Ricci suggerisce di sviluppare le forme della cooperazione, forme senza profitto e condivisibili  perché fondate sull’operazione positiva del “più uomo, più lavoro”.

L’insostenibilità degli attuali processi economici viene indagata da Aldo Masullo alla luce della “fenomenologia del patico”, una visione filosofica che eredita e nello stesso tempo ritratta, da un lato, lo sperimentalismo napoletano di Antonio Aliotta  e di Cleto Carbonara, e, dall’altro lato, le riflessioni di Husserl  e  di Sartre. Il tempo e la vita, intese come  condizioni coincidenti, sono entrambe irreversibili ed uniche e, soprattutto, si scoprono assolute in ogni operazione di attribuzione di valore agli altri beni. Non sempre l’azione umana è riducibile ad un’operazione di mera mercificazione perché anche l’apparente monetizzazione di una parte dello stesso corpo umano può nascondere la salvaguardia della vita stessa e, ripete Masullo, «la dignità della madre che si prostituisce rimane qualcosa a cui non si può dare un prezzo di fronte ad uno stato di necessità».

Occorre, in definitiva, rinnovare la cultura dell’uomo, renderla consapevolmente “patica”, usando la felice espressione di Aldo Masullo, un’espressione capace di racchiudere in sé il pensiero di Martha Nussbaum, R. Tagore, J. Dewey …  e, soprattutto, i bellissimi versi di Walter Whitman «… E chiunque cammini per duecento yards senza simpatia segue il suo funerale, ravvolto nel sudario».

Alfredo Marenna, Studente IIS Telesi@

Foto: Alessandro Tanzillo

 

 

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