CittadinanzAttiva 2007-2008. Incontro sul tema “Responsabilità e comunicazione”. Relatore: Dott. Nico De Vincentis

Il giorno 9 febbraio 2008, in occasione della sesta lezione del Laboratorio di formazione sociale CittadinanzAttiva, organizzato dal Centro Studi Sociali Bachelet ONLUS, è intervenuto, sul tema “Responsabilità e comunicazione”, il dott. Nico De Vincentis, giornalista RAI.

La lezione si apre con le domande degli studenti frequentati il corso di formazione CittadinanzAttiva, estrapolate dalla lettura del Messaggio di Sua Santità Papa Benedetto XVI per la XLII giornata  mondiale delle comunicazioni sociali, dal titolo “I mezzi di comunicazione sociale: al bivio tra protagonismo e servizio. Cercare la verità per condividerla”. Le problematiche sollevate hanno toccato vari temi tutti nevralgici: il rapporto dell’uomo con i mass media, la questione della censura, la libertà di stampa, il pericolo che un’informazione non ancorata a fondamenti etici possa degenerare, fino al rischio che l’uomo possa dimenticare la funzione dialogica della comunicazione.

Prendendo spunto dalle domande, il dott. De Vincentis decide di impostare il proprio discorso non soltanto evidenziandone il carattere generale e generico ma personalizzando la trattazione della tematica. Come la comunicazione è globalizzata e universale, così i temi che sono dietro al grande concetto della comunicazione e dell’informazione sono individuali e personali.

In quest’ottica, la lezione viene articolata sull’estrapolazione di tre elementi: 1. gli strumenti di comunicazione: distinzione tra media e mass-media; 2. le modalità utilizzate da chi opera e da chi trasmette per far arrivare un messaggio agli altri; 3. noi stessi come strumento di comunicazione.

L’obiettivo, precisa De Vincentis, non è quello di limitarsi ad un concetto sterile di comunicazione e informazione, né tanto meno quello di classificare i mass-media, distinguendoli da altri strumenti, ma è soprattutto quello di soffermarsi sulla grande questione della comunicazione. Al giorno d’oggi, per continuare a parlare di informazione, si è dimenticato di focalizzare l’attenzione su una contraddizione attuale e cioè la mancata comunicazione tra le persone, da intendersi anche come una mancata trasparenza.

Il dott. De Vincentis comincia col chiarire e riconoscere la differenza esistente tra informare e comunicare. Mentre  il verbo “informare” significa trasmettere un messaggio attraverso dei canali e dei veicoli di trasmissione per farlo arrivare agli altri e per richiederne una risposta o una reazione, “comunicare” vuol dire mettersi in trasparenza, quindi, interrogarsi sotto il profilo personale e interiore.

Questa precisazione di base spinge il dott. De Vincentis ad affermare che noi viviamo e ci nutriamo di una dieta giornaliera fatta di immagini, di poche parole scritte, di chat, di ricerche su internet, di cellulari, in cui la comunicazione personale si sperde. Mass-media, opinionisti, commentatori si limitano ad esprimere giudizi. E’ sempre più difficile trovare giornalisti che fanno il loro mestiere raccontando e facendosi mediatori di una notizia, invece, è sempre più frequente trovare giornalisti che diventano essi stessi notizia. Il giornalismo, inteso come evento, non è altro che la produzione di qualcosa di straordinario, ma che noi percepiamo come comunicazione e informazione.

In questo scenario, la televisione diventa lo spazio istituzionale al quale, in particolare, le fasce più giovani guardano come a un dovere sociale e dal quale, non essendo interessate, si limitano ad acquisire soltanto un dato informativo, su cui, purtroppo, a differenza degli adulti, non  hanno la possibilità di riflettere e di effettuare un confronto.

Passando alla questione della censura, il dott. De Vincentis precisa che, in campo cinematografico, esiste un codice etico per la  tutela dei minori. Ciò significa che la censura è un’organizzazione che interviene quando la scena di un film può turbare il comune senso del pudore. Tuttavia, negli ultimi tempi, la censura è sempre più legata ad un effetto di rilevanza mass-mediale, cioè i produttori cinematografici tendono a rafforzare alcune scene del proprio film, per poter avere una cassa di risonanza molto alta. Anche in ambito televisivo, è possibile affermare che la trasgressione non è soltanto fine a sé stessa ma rientra in un concetto più ampio di tv spazzatura, in quanto, per fare audience, vengono proposti prodotti sempre più trash.

Soffermandosi sull’ingresso dell’informazione nel mondo della scuola con la riforma degli esami di maturità, il dott. De Vincentis parla dei condizionamenti e dei vincoli che il giornalista deve affrontare nello svolgere il proprio lavoro, tra cui il dover rispettare la linea editoriale proposta dalla propria azienda e di conseguenza l’impossibilità di essere completamente libero di esprimere i propri valori. Al contrario, internet e le esperienze giovanili free-press, poiché basate su uno scarso investimento economico, diventano quello spazio di libertà in cui ognuno può realizzare la propria dignità.

Per meglio chiarire quanto detto finora, il dott. De Vincentis riporta alcuni dati del Censis relativi al rapporto esistente tra giovani e mezzi di comunicazione. Da tale analisi emerge quanto segue: il 96,2% usa il cellulare; il 94,9% guarda la tv; il 71% ascolta la radio; il 48% ha letto almeno tre libri nel corso dell’anno; il 44% sfoglia un giornale tre volte a settimana; il 38% è utente abituale di Internet; il 14% segue anche la tv satellitare. Oggi siamo immersi in una società fluida e flessibile, in cui la parola “stabilità” è sempre più difficile da individuare nel vocabolario sociale, politico, culturale. L’unica stabilità per il giovane è la comunicazione a flusso discontinuo, rappresentata in prevalenza dal cellulare. In altri termini, il giovane ha rotto quell’irrefrenabile percorso verso una destabilizzazione delle proprie libertà personali e individuali, causato dalla televisione e dai mezzi di comunicazione a flusso continuo, grazie al cellulare, che permette di attivare una connessione con una o più persone con le quali si ha il piacere di continuare una comunicazione, non subendola dall’alto. Nel cellulare, il giovane si specchia per trovare una verifica di quello che egli rappresenta nella realtà. Altri elementi di discontinuità sono il libro ed Internet.

Tuttavia, il dott. De Vincentis  precisa di essere contrario all’idea secondo cui la televisione, che ci invade con le sue immagini, sia uno strumento killer talmente violento che può vessare le coscienze. La considera, invece, un rumore di fondo, la colonna sonora della giornata,  in quanto la persona è dotata di una capacità critica attraverso cui può scegliere una dieta televisiva personalizzata, selezionando programmi diversi tra loro.

 A tal proposito, il dott. De Vincentis parla della comunicazione ultra-light, definendola una  comunicazione breve e immediata che offre la possibilità di essere essenziali. Poiché fatta di flash, questo tipo di comunicazione, se da un lato, rischia di far perdere il peso specifico dell’utente, dall’altro ben si inserisce in una società frenetica che è costretta a comunicare in pillole per essere veloce e nutrirsi di notizie che possono servire ad un’agenzia per trasmettere un messaggio oppure possono essere soltanto delle strategie commerciali.

La regola della brevità e dell’ ultra-light è particolarmente efficace sulla rete. Comporta una grande comunicazione orizzontale che, pur essendo utile in certi periodi storici alle società, presenta dei limiti. Secondo il dott. De Vincentis, il messaggio che spezza la storia deve avere un percorso;  in particolare i giovani che accettano la democrazia orizzontale della blogosfera, dovrebbero poi attrezzarsi per vivere un processo, invece, oggi la blogosfera è ancora fatta di emozioni, di istantaneità, di suggestione che sconvolge come se fosse un evento creato. La società liquida di Baumann è diventata gassosa, perché viviamo nell’eccitabilità.

La comunicazione orizzontale dei nuovi media è, al contempo, una risorsa perché permette un recupero delle parole e un rischio perché può causare un detrimento della democrazia in quanto la  stessa democrazia non è sempre o soltanto un microfono aperto, ma è fatta di rappresentatività e di processi. Come la combinazione dei geni può portare alla creazione dell’uomo o del moscerino, allo stesso modo, per il dott. De Vincentis, siamo estromessi dal circuito delle parole perché ci vengono fornite, quindi, dobbiamo recuperare l’articolazione delle parole, la loro forza, cioè dobbiamo riacquisire la capacità di dire parole e di scegliere le parole giuste.

A conclusione, il dott. De Vincentis, partendo dalla considerazione di noi come strumenti di comunicazione e non come semplici utenti, altrimenti si rischierebbe di sottostare al gioco di una società che ci vuole più che elettori, consumatori, più che cittadini, persone che eseguono, sottolinea che il tema della comunicazione passa anche attraverso una riflessione sui destini e sugli scenari dell’uomo e del mondo. La comunicazione che non riusciamo più ad intravedere, infatti, è quella interiore. Viviamo in questo mondo come delle spirali galleggianti perché si è spezzata in noi la capacità di comunicare con la nostra origine e fine. Non esistono più tesi, antitesi e sintesi. Oggi l’avvento della comunicazione ultra-light è strettamente collegato ad una restrizione dell’arco temporale e spaziale, che a sua volta determina una restrizione dell’informazione trasmessa. Se in passato uno dei problemi fondamentali legati alla comunicazione era l’ignoranza, adesso è il dover selezionare le informazioni, ripulire le memorie da ciò che è inutile per essere più selettivi. In altri termini, la restrizione del tempo e dello spazio comporta una restrizione del concetto di mediazione, di ciò che ci permette di decifrare, capire un messaggio. Siamo in una situazione di paralisi in cui il consumatore che è nemico del cittadino e quindi della democrazia, ci porta a pensare che tutti siamo persone educate a consumare.

In un periodo, come il nostro, in cui la tv deve rispondere ad una situazione quotidiana di un moto perpetuo, le scelte più profonde e le modifiche interiori le dobbiamo fare in corsa, è necessario imparare a manifestare la nostra identità, senza perdere il ritmo della società. Il compito è quello di far ritrovare un’anima al corpo. Il corpo non comunica con l’anima, perché nonostante sia più pesante, ha corso troppo. L’invito del dott. De Vincentis è il bisogno di ritrovare tale comunicazione. A tal proposito, propone due soluzioni: 1. rallentare per dare la possibilità all’anima di raggiungere il corpo, 2. correre in maniera intelligente affinché l’anima possa trovare una scorciatoia valida per tornare a comunicare con il corpo.

Agata Abbamondi

Patrizia Lombardi

Ada Mancinelli

Dott. N. De Vincentis 9 febbraio 2008

Posted in CittadinanzAttiva Sintesi Lezioni.