CittadinanzAttiva 2007-2008. Incontro sul tema “Responsabilità e origine dell’agire: profili psicologici”. Relatore: Dott. Domenico Bellantoni

Il giorno 17 novembre 2007, presso il Palazzo dei Congressi delle Terme di Telese, si è tenuta la seconda lezione del Laboratorio di formazione sociale “CittadinanzAttiva, un progetto promosso e organizzato dal Centro Studi Sociali Bachelet ONLUS. E’ intervenuto il Dott. Domenico Bellantoni, Psicoterapeuta e Docente all’Università Pontificia Salesiana di Roma, sul tema: “Responsabilità e origine dell’agire: profili psicologici.”

Il Dott. Bellantoni apre la lezione con una considerazione personale: “la psicologia è la scienza del buon senso” e sulla base di questa sua affermazione, invita i presenti ad interpretare ciò che dirà in relazione alla propria esperienza di vita, conservando ciò che è utile per ordinare e leggere la propria esistenza ed eliminando, oppure recuperandolo quando serve, ciò che si ritiene superfluo.

L’incontro, sottolinea il Dott. Bellantoni, non ha la pretesa di “modificare” comportamenti o atteggiamenti, ma si propone di “sensibilizzare”e attirare l’attenzione su alcuni dinamismi creando le condizioni per cui , liberamente, ciascuno possa decidere di innescare percorsi di cambiamento. In altri termini, la lezione vuole fornire gli strumenti per favorire spunti di riflessione.

Partendo dal presupposto che in qualsiasi discorso bisogna chiarire l’antropologia di riferimento, cioè la visione dell’uomo che si intende seguire, Bellantoni precisa che la sua è di ispirazione personalista.

Esiste, però, il cosiddetto riduzionismo antropologico, in base al quale l’uomo è considerato come un animale più evoluto. Ciò ha ripercussioni significative sulla responsabilità e sull’agire, in quanto tende a diminuire la portata di un fatto o di un fenomeno.

Espone, sinteticamente, il pensiero di Viktor Frankl, secondo cui ognuno di noi è composto da tre livelli: livello biologico, livello psicologico, livello spirituale

Il livello biologico si ha quando la fisicità influenza il nostro comportamento, ad esempio se si è stanchi, l’attenzione cala.

Il livello psicologico si ha quando la nostra condotta è influenzata dalle nostre esperienze e storie di vita.

Il livello spirituale è quello che ci distingue dagli animali ed è proprio della persona umana. Solo l’uomo è libero e responsabile e fa riferimento a dei valori, ad una coscienza, che gli permette nel qui ed ora, in ogni situazione, di decidere e di decidersi.

Secondo la prima legge dell’ontologia dimensionale dello stesso psicologo, è fondamentale, quindi, considerare l’uomo e la realtà in un’ottica tridimensionale.

Nella motivazione all’agire, afferma Bellantoni, spesso, però, le persone considerano se stesse e gli altri a un livello riduzionistico e trattano l’uomo, come un animale condizionato da un solo livello, o biologico o psicologico e così facendo si deresponsabilizzano.

Se la persona la si comprende solo a due livelli, cioè se la persona non è libera di agire sulla base di valori, liberamente scelti come personali, non ha senso parlare di un senso della vita. Frankl dice: “Nella sua essenza il nichilismo non consiste, come si suol credere, nella negazione dell’essere o meglio dell’esistenza dell’essere, quanto piuttosto nella negazione del senso dell’essere.” 

Il Dott. Bellantoni, per meglio chiarire questo concetto, riporta alcune testimonianze di nichilisti importanti:

  • Gianni Vattimo: ” …convivere con il niente […] esistere senza nevrosi in una situazione dove non ci sono garanzie e certezze assolute. […] oggi non siamo a disagio perché siamo nichilisti, ma piuttosto perché siamo ancora troppo poco nichilisti, perché non sappiamo vivere sino in fondo l’esperienza della dissoluzione dell’essere”
  • Massimo Cacciari: ” …io dubiterò sempre che ciò che vi ho detto sia il frutto di una costrizione, che io sia stato causato a dirvi ciò che vi ho detto, che le mie parole siano state un effetto di una catena concomitante di cause che in quell’istante preciso – mio e del mondo – ha costretto me, questa parte del mondo, a dirvi le cose che vi ho detto. ”

Mentre Vattimo afferma che il malessere dell’uomo non dipende dalla negazione del senso dell’essere, ma dal fatto che l’uomo si domanda ancora troppo spesso che senso ha la vita, Cacciari sottolinea che l’uomo si sente costretto ad agire spinto dagli impulsi e dalle esperienze passate, pertanto, non è libero e responsabile delle proprie azioni.

In quest’ottica, è inutile chiedersi che senso ha la libertà, la moralità , i valori, in quanto questi ultimi diventano contratti per evitare delle conseguenze e finchè non ci sono, ognuno fa ciò che capita.

Un’altra visione, sinonimo di de-responsabilizzazione, è quella portata avanti dai neuro-scienziati, in base alla quale la condotta dipende dalla concentrazione di neuro-trasmettitori.  In realtà, secondo Bellantoni, è impensabile operare senza assumersi la responsabilità delle proprie azioni, di conseguenza, precisa che è il cambiamento di condotta che produce uno squilibrio dei neuro-trasmettitori.

Per avvalorare questa tesi, il dott. Bellantoni fa riferimento a due cantautori italiani:

Vasco Rossi, il quale, nella canzone “Un senso”, conferma la tesi secondo cui l’uomo non ha colpa delle proprie azioni, perché, nonostante si impegni e pensi a cosa fare, il “domani” arriverà lo stesso.

Franco Battiato, invece, attraverso uno sguardo descrittivo della società contemporanea, sempre più in affanno ad inseguire un tempo, che non c’è e caratterizzata da un vuoto di senso e da un senso di vuoto, evidenzia come l’uomo, in una sfrenata ricerca della libertà, si limita ad essere quello che vuole, senza sapere chi è veramente, quindi, continua a comportarsi senza orientarsi verso un modello ben preciso; il problema, afferma Battiato, è il liberismo sfrenato, che causa danni fisici, psicologici, collera e paura, stress, sindrome da traffico, ansia, stati emotivi, primordiali malesseri, pericoli imminenti e ignoti disturbi del sesso.  Tale sintomatologia, frutto di una nevrosi spirituale del mondo di oggi, deriva da una mancanza di senso nella vita.

Un altro contributo viene dal film “La storia infinita”, e in particolare dal personaggio Mork, il lupo nero, il mostro, il quale dice: “Sono il servo del potere […]. E’ più facile controllare coloro che non credono in nulla!”

Più precisamente, far credere alla gente che non esistono valori di riferimento li rende più facilmente controllabili e manovrabili da parte del potere.

Riportando le parole di Frankl, Bellantoni afferma che: “Il nichilista dice a se stesso che non è affatto necessario prendere in pugno la propria vita, dominare il destino, perché la vita in fondo non ha alcun senso”, quindi, a suo avviso e concordando anche con la critica mossa dal Papa, il vero problema è il relativismo.

Oggi, il cogito ergo sum di Cartesio viene parafrasato in dubito ergo sum: il dubbio sistematico che tutto relativizza.

Un primo strumento per capirci, afferma Bellantoni, è lo schema ABC delle teorie cognitivo-comportamentali. Di fronte alla stessa situazione, ciascuno reagisce in maniera diversa, perché ognuno di noi non reagisce alla realtà per com’è ma reagisce ad un’interpretazione della realtà che dipende dal patrimonio genetico, dallo stato fisico attuale, dallo stato emotivo attuale, dalla storia di vita, dalle esperienze trascorse, dai miti familiari, dai modelli parentali, dalle convinzioni razionali, dalla gerachia di valori, ecc. Tutto ciò avviene ad un livello più o meno inconscio, in quanto non siamo consapevoli di che cosa interviene. Ancora, secondo Bellantoni, entrano in gioco i processi di sviluppo di Erikson. In particolare, nella nostra capacità di assumere responsabilmente un compito, è importante interrogarsi sul proprio livello di fiducia, di autonomia, di iniziativa, di industriosità, di identità, che è la capacità di essere se stessi al cambiare delle situazioni nel tempo e nello spazio, cioè avere chiaro un proprio modo di essere, di intimità, di generatività, di integrità. Quello che siamo dipende anche dalla nostra autostima; ognuno dovrebbe chiedersi: quanto mi piaccio? a quali delle seguenti aree attingo per coltivare la mia autostima? Dall’emotività, dalla famiglia, dalla scuola, dalle proprie competenze, dalle relazioni interpersonali, dal corpo. In generale la nostra condotta dipende: dal patrimonio genetico, dalla storia di vita, che a sua volta è frutto della gerarchia di valori e dei modelli che ognuno di noi ha ricevuto e dall’evento scatenante. La persona, afferma Frankl, tuttavia, indipendentemente da quanto è condizionata dai primi tre fattori ha sempre la possibilità di promuovere una risposta libera. Di essere libero rispetto ai condizionamenti. Ognuno di noi deve credere che siamo sì condizionati ma non determinati dai nostri livelli: biologico o psicologico, quindi, possiamo sempre produrre un atto libero. Più ci crediamo e più possiamo farlo, meno ci crediamo, più ci abbandoniamo al fatalismo. La coscienza è lo strumento che ci differenzia dagli animali e che ci dovrebbe permettere di fare delle scelte libere. Questa coscienza da un punto di vista contenutistico può essere considerata una gerarchia di valori dinamica, che ci porta a leggere le situazioni in maniera diversa e rende conto dei nostri comportamenti. La nostra intelligenza riconosce i valori ma l’investimento affettivo li gerarchizza. In quest’ottica, ogni qualvolta decidiamo che tipo di atteggiamento adottare, ognuno di noi si sta auto-configurando, cioè si sta modificando a seconda delle proprie scelte. Le nostre decisioni, pertanto, non sono un esercizio di volontà ma sono da comprendere in relazione ad una gerarchia di valori dinamica, che orienta e motiva la persona. In sintesi, per comprendere l’agire umano da questo punto di vista, basta l’intelligenza che riconosce i valori come tali e l’affettività della persona che li gerarchizza. Paolo VI, però, diceva che l’uomo non può far altro che seguire la propria coscienza anche se erronea, ma ha il dovere di formarla in maniera permanente. Bisogna continuamente mettersi in discussione anche perché se è vero che le decisioni tendono a diventare nel tempo atteggiamenti e stili di vita, quanto più andiamo verso lo stile di vita, sarà sempre più difficile modificarsi. Ci si irrigidisce. Ecco perché quanto più precocemente riusciamo ad intervenire a livello educativo, tanto è più facile l’educazione ai valori. Quanto più perdiamo il controllo delle persone, tanto più sarà difficile un lavoro di educazione ai valori.

Il Dott. Bellantoni conclude la sua lezione soffermandosi sui possibili criteri da seguire per definire la normalità: criterio soggettivo, intersoggetivo e oggettivo.

Nel momento in cui l’individuo sulla base di un criterio soggettivo e in base a valori e convinzioni personali decide cosa è normale e cosa non, impedisce le relazioni interpersonali. Ognuno fa il proprio comodo.

Se una maggioranza o una minoranza in base ad un criterio intersoggettivo si mette d’accordo attraverso un consenso su ciò che è normale e non, può farlo solo al proprio interno. Ovviamente ciò non vale per quanto riguarda i rapporti di questi gruppi con l’esterno.

Mentre le filosofie e le religioni ritengono di avere dei criteri oggettivi da offrire al comportamento dell’umanità, le scienze positive, invece, possono dire ciò che è normale e ciò che non è normale, ma non possono entrare nel merito di cosa sia giusto o ingiusto fare, in quanto parlano di normalità in base a dati scientifici.

 

 

Agata Abbamondi

Patrizia Lombardi

Ada Mancinelli

 Dott. D. Bellantoni 17 novembre 2007

 

 

 

 

 

Posted in CittadinanzAttiva Sintesi Lezioni.